Ho visto per la prima volta "Dark City" nel teatro antico di Taormina. Lo schermo si integrava con la scenografia naturale del teatro perfettamente, ne diventava quasi parte integrante. Ed era perfetto. La sala cinematografica sta stretta all'ultimo film di Proyas, che' ogni volta che Rufus Sewell si muove sembra cammini tra le assi di un palcoscenico. Il teatro, il teatro antico, la tragedia greca: gli "stranieri" come rivisitazione in chiave post moderna di Atropo, Cloto e Lachesi. Nel clima di dubbio esistenziale che sembra pervadere gli artisti in questo scorcio di fine millennio, Proyas guarda all'indietro, verso Sofocle ed Eschilo, con l'occhio di oggi. E ci offre la sua interpretazione personalissima di cio' che ci aspetta dopo lo scoccare del fatidico "2000".