I molti mondi paralleli che sembrano coesistere conducono al tema ossessivo del labirinto ("È impossibile trovare una via d'uscita" ripetono tutti), che è la chiave che dovrebbe metterci sull'avviso mentre assistiamo a costanti mutamenti nei destini delle persone: un teatrino la cui matassa scorre tra i due bandoli compresi tra l'imponente orologio che regola la veglia e il sonno collettivi da un lato e dall'altro nella mancanza di memoria solo avvertita, mai definita, una situazione che impedisce di individuare qual è il dettaglio che rende la realtà deformata. Ecco non si riesce ad isolare i fatti del passato, anche concentrandosi. Ed è questa la grande forza di John Murdock, che supera gli avversari alieni, incapaci di essere demiurghi, perché vanno per tentativi di combinazioni, come i computer, ma a partire da un presupposto errato, per trovare il Santo Graal dello spazio siderale: l'anima umana che manca alla loro evoluta specie, vincente perché sa collettivizzare le attitudini mentali per sviluppare opere titaniche. Questo eccesso di spiegazioni spiritualistiche sono pericolose, mentre risultano gradevoli e condivisibili invece i riferimenti a Lang.