(idee non troppo confuse sul "realismo deformato")
Dark City presenta il medesimo story concept che sta alla base di almeno altri due recenti film di successo, The Truman Show (di Peter Weir, 1998) e The Game (di David Fincher, 1997): "che cosa succederebbe se la Realtà si rivelasse essere null'altro che Finzione?", ovvero: "che cosa succederebbe se un personaggio scoprisse questa terribile verità?" Il film di Weir sviluppa quest'ultimo assunto alla lettera: il protagonista del film si scopre essere la star inconsapevole di una "vita televisiva", di una folle soap-opera ambientata su un set gigantesco che è la sua realtà e viene trasmessa 365 giorni su 365, 24 ore su 24, in diretta mondiale; la parabola di Truman, oltre a rappresentare un'evidente percorso di formazione, offre appigli altrettanto espliciti per una lettura "meta-mediatica" e come meta-fiction. Ma soprattutto il "viaggio" di Truman alla ricerca della verità assume, fino all'esplicitazione finale, i contorni di un'indagine filosofico-religiosa: Truman arriva a scoprire "l'origine delle (sue) cose", e l'esistenza di un demiurgo-regista-padre che sta "in cielo" ed ha votato la propria intera esistenza alla sua opera. Ed Harris, ascetica guida mediatica mondiale, vive quasi da eremita; in un delirio di onnipotenza manipolativa, ha fatto di Truman la propria missione; tale distorsione "mistica" si rivela fin dal suo look povero-chic, un minimal di tessuti grezzi marroni e sandali francescani. Il personaggio di Harris gioca il ruolo di un Dio severo da Antico Testamento, che educa la sua "creatura" (e il suo pubblico) correggendone/drammatizzandone l'esistenza attraverso castighi/eventi narrativi; l'esempio più lampante è il "diluvio" con cui bersaglia Truman nel segmento che precede il finale e che la popolazione mondiale segue col fiato sospeso sul piccolo schermo: è una vera e propria "prova suprema", un passaggio-attraverso-la-morte, un rito iniziatico dopo il quale il protagonista sarà più forte in quanto conscio dei propri (non)limiti... - e Truman, "figlio di dio", nel finale camminerà addirittura sulle acque per raggiungere l'uscita (exit) nella realtà reale(?), mentre il pubblico darà finalmente sfogo alla tensione in un applauso liberatorio a favore del proprio "eroe" (affrancandosi dallo stato ipnotico, riscattandosi dal morboso voyeurismo). Truman salvatore, figlio di un dio ripudiato e sconfitto. Analogo percorso è quello del John Murdock di Dark City: scopre di essere al centro di un folle esperimento e intraprende un cammino di ribellione che lo porterà a cercare la verità ultima, a trionfare impugnandola e a liberarsi assurgendo a rango eroico-divino. Gli Strangers che gli si oppongono stanno cercando il segreto della Vita negli umani; ma la ricerca è fallimentare in partenza, essendo essi la personificazione della Morte, della negazione della nascita, dell'annullamento/oscuramento della memoria: significativamente non possono avere contatti con l'Oceano/Acqua-simbolo di Vita, simbolo di rinascita/liquido amniotico/Madre, nè con la Luce [motrice di progressione/crescita/creazione(vita: fiat lux)]. Gli Strangers, poi, rappresentano la Stasi in quanto riciclatori (non creatori, nè ricreatori) di passati - mai di futuri (innestano memorie pre-esistenti nelle menti delle loro cavie); il futuro è negato perché sempre rimpiazzato da un nuovo passato. L'incapacità di creare, infine, evidenzia l'imperfezione della loro natura apparentemente onnipotente, in realtà solo magica (magia nera). Nel libro primo della Genesi, Dio crea la Terra, le Acque, e la Luce. Analogamente, nel finale di Dark City, John crea la Terra e l'Oceano (il promontorio di Shell Beach), e la Luce (inclinando l'asse del pianeta) - creando così anche il Tempo (a Dark City non ci sarà più solo notte). Se l'uomo è Terra e Acqua e Soffio(-Fuoco-Luce), John ha creato anche la Vita. Ed è una vita che non è cristallizzata nella formula dell'immobilità, perché lo sbloccaggio dell'orologio garantisce l'esistenza di un futuro, quindi di una stratificazione, un accumulo prima negati. Terra, Acqua, Luce/Aria/Fuoco, Vita: John è il Demiurgo, o meglio un Adamo/Dio. [Questa divinità (senza passato, quindi sempre esistita?) cosa farà nei prossimi sei giorni oltre a riposare con la sua Eva/Venere-incontrata-sull'acqua? Espanderà quel frammento di mondo fino a completare un nuovo globo?] Significativamente nel finale si verifica l'unione di Acqua e Luce e Vita in una inquadratura ad alto tasso simbolico; Shell Beach: l'uomo e la donna, e il sole sul mare, l'alba di un nuovo giorno/civiltà. Il medesimo concept, come dichiarato dallo stesso titolo, era sviluppato in una dimensione meramente ludica in The Game: forse risiedeva proprio in questa "superficialità" di trattamento di un tema così forte (universale, archetipico verrebbe da dire: la dicotomia essere/apparire che, come dimostrato dalle altre due pellicole citate, può essere spinta sino ai grandi interrogativi senza risposta - chi siamo, dove andiamo ecc.) il fastidio che poteva provocare il film; come a dire "uno svilimento" di qualcosa di alto, e di inconsciamente radicato nel pubblico. |