Ambigua la figura di traditore, a metà tra un Caligari che muove i succubi direttamente (come un regista) intervenendo sui recessi delle loro menti, e Mabuse, contraddittoria anche perché in realtà non si limita ad essere aiutante magico, ma è il vero creatore: in sua assenza non sarebbero esistite le memorie chimicamente prodotte (al contrario dello squid, che aveva bisogno per Katherine Bigelow di un attore, originale proprietario di quei ricordi), mai vissute da alcuno, però in grado di anticipare il futuro; attraverso le sue previsioni si verifica quanto il dottore va preparando nella memoria di John, più volte evocata ancora prima che venisse inserita nella sua mente. Assistiamo a velocissimi riassunti, dalla spettacolarità dei quali rimaniamo sviati, immaginando di trovarci la soluzione, mentre invece è l'epigono di Peter Lorre a possedere la chiave: infatti anche l'eroe non saprà mai la vita di chi gli è stato iniettata. Indicare la perdita della memoria del passato proprio nel momento in cui si evoca l'immaginario di Weimar, nel quale si poteva in trasparenza cogliere già la voglia di autoritarismo del nazismo, nobilita il film, che forse anela a essere qualcosa di più del Book of Dreams, come è il titolo del cinema presso il quale nella sua reincarnazione Anna/Connelly fa la cassiera.
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