"Tra orizzonti e vertici", la città si eleva e si appiattisce. Se ad un livello primario di metafora, le menti unite nell'"accordo" sembrano riprodurre l'attuale tirannia finanziaria, il potere di vita e di morte che l'economia si è arrogata sulle idee, la dialettica alto-basso non è esaustiva. Come in un altro capolavoro di urbanistica (non troppo) fantasy, Batman il Ritorno, le energie si muovono anche in direzione orizzontale (nel Batman sono quelle che danno origine al Pinguino e gli permettono il recupero di ciò che è verticalmente precipitato da Gotham City); è strano ripensare al fatto che i villains del film di Proyas sono in fondo una società di eguali, asserviti solo al tempo che li sta condannando all'estinzione e alla sua scansione che può illusoriamente marcare il momento della salvezza. Non si avvedono, i colti ma ingenui, che un'altra differenza fra loro e gli umani, oltre che nell'anima, risiede nella loro struttura gerarchica; riproducono giocosamente le ascese e le cadute degli individui, non interrogandosi sulla struttura che li determina.
E così gli esperimenti si accumulano, tanto da richiedere continui aggiustamenti tettonici e urbanistici, sopportati dalle cavie solo grazie a vertiginose e improvvise ipnosi e alla conferma delle teorie situazioniste sulla scarsa variabilità dei percorsi quotidiani.