¨Catturiamo anime¨ dice Pedone/Marescotti, inquadrato in una sorta di icona absidale attraverso una delle tante riprese dal basso, ad eternare il culto della personalità, effiggiandolo mentre è intento a creare.

¨Siamo costretti a congedare un certo numero di persone¨ eufemizza Stucchi, il titolare della Caino & Abele, che si rivela (in modo irriverente) un tiratore di molotov in gioventù, pratica espletata insieme al massimo esponente del più grande partito, suo interlocutore telefonico. Ed in questo attacco al buonismo, i cui esponenti non si esimono dall´invitare ad essere flessibili, si trova il maggior pregio del film. Infatti la trasparente intenzione di Baldoni punta con evidenza a far intendere la possibilità di essere alternativi alla globalizzazione del neoliberismo e alla sua manovra di istupidimento del mondo.

E allora la nevrosi da successo porta Bonelli all´idrofobia, tanto che morde Pedone, incapace di scambiare alcun messaggio (non promozionale) con la figlia. Questa serie di siparietti corrosivi sono raggruppati a documentare il mondo pubblicitario e proposti in rapida successione, fino a ritrarre come supremo scherno l´onnipotente Stucchi in preda a regressivi rapporti incestuosi con la madre.

Non c´è nulla di esagerato, ma un semplice slittamento dei paradigmi del reale, paralleli a quelli messi in atto dai meccanismi pubblicitari: in fondo chi non ha mai visto un manager alle prese con le slide? e chi non conosce l´epigono aziendalista, che infiocchetta le sue frasi di parole inglesi? chi poi non ha mai assistito allo show di un imprenditore paternalista, impegnato a imporre la propria volontà dall´alto della sua ignoranza, prevaricante qualsiasi pulsione progressiva? A fare apprezzare le situazioni risapute è il ritmo del montaggio, insolito per il cinema italiano, solitamente infarcito di lungaggini (unica eccezone un altro creativo pentito: Nichetti ed il suo altrettanto efferato Ladri di saponette), che non evita di stigmatizzare ogni singolo squallore, tutti gli atteggiamenti arroganti. A questa frenetica alternanza di inquadrature si aggiunge la variabilità dei campi delle riprese, talvolta fisse altre ondeggianti per la macchina a mano, grandangoli e particolari; scelte comunque motivate. Ad esempio all´inizio l´atteggiamento sfuggente dei fumosi creativi è accentuato dall´inserimento in deformanti grandangoli, che li allontanano da una dettagliata percezione dei loro contorni. Ma, una volta inchiodati alle loro responsabilità dal committente, si ritrovano costretti in particolari di volti apprensivi e ansiosi di fronte al mecenate maldisposto.

Il risultato del sondaggio finale è il paradigma attraverso il quale analizzare le speranze del regista, improntate al peggior nichilismo, perché anche il pubblico è complice di quel meccanismo perverso e ¨si beve¨ persino i vermi.