L'assunto televisivo è dunque un po' banale e risaputo, però la costruzione di Kassovitz è interessante, affidata come è al minimo dettaglio: il ragazzo complice, restituendo la sacca a Max dice: "C'è tutto, compreso il tuo film porno". Quindi aveva visionato la cassetta su cui erano incise le prestazioni sessuali richieste alle commesse del supermercato dal ‘loro’ proprietario (nessuno è innocente, neanche il nostro voyeurismo, espresso tramite Max, apparentando la pellicola a quella di Haneke), ma il giovane anziché riconoscere il delitto consumato nella realtà, lo connota come un porno concluso da un inedito, ma plausibile duplice omicidio. Realtà e Rappresentazione trovano un piano comune nuovo, che però non è ancora definito ed il regista si limita a preconizzarlo attraverso il lavoro di montaggio sul sonoro per lo più fuori campo sul sonoro.

Il primo orizzonte di riferimento sbalorditivo disvelato dalla cassetta video non è l'unico momento di confusione tra piano della realtà e tv: la battuta paternalista che dà il via al film "Mi hai davvero deluso", pervadendo di sé l'intera opera, è pronunciata da Wagner sullo sfondo di una televisione che propone alcuni coccodrilli che arrancano nel video quasi volessero uscirne, inoltre la presenza dello schermo catalizza l'attenzione degli attori che stornano lo sguardo degli spettatori, ridirigendoli sui televisori perennemente accesi, un polemica vecchia e forse fuori luogo, visto che pare affievolita la presa del piccolo schermo sui giovanissimi, ma interessante per il modo in cui si percepisce la costante presenza della telecamera, insinuata in funzione della ripresa dell'epilogo in cui si assiste di nuovo all'omicidio del professore attraverso lo stesso angolo di inquadratura della ripresa che all'inizio aveva immortalato l'assassinio nel supermercato: fiasco degli insegnamenti di Wagner nel momento in cui si pongono in atto, a sancire il fallimento del suo tentativo di mantenere su un livello di nobiltà il mestiere di killer e la definitiva caduta di un mondo che deve lasciare spazio a quell'intercalare di voci ancora insensate e sovrapposte nel caos dello zapping forsennato, che dà origine al costante sottofondo sonoro proveniente dai televisori, banda a parte che invade tutto il film e, come sperimentiamo nella realtà di tutti i giorni, quando l'apparecchio viene spento si fa ancora più palese la sua invadenza. Ma in pochissimi casi il video propone immagini di violenza, piuttosto è la "realtà" a ammannire all'occhio delle telecamere omicidi.
Ciò è evidenziato nel piano sequenza finale con carrello indietro: svanisce prima il vecchio, ormai irrilevante, poi il sonoro del solito esperto sociologo, immediatamente percepito nella sua scomparsa, e infine si spegne l'immagine, lasciandoci con un puntino bianco di fine trasmissioni. Non credo che sia un gesto luddista e anarchico come quello di Snake Plinsky in Escape from L.A., piuttosto è una liberazione da quei tre personaggi ed il chiacchiericcio sociologico che li contorna senza accorgersi della loro graduale sparizione come tipologie del nuovo millennio.