Stillicidio in una situazione classica: kammerspiel in salsa francese. Significa comprimere una istituzione in una situazione claustrofobica, a cui il responsabile del décor François Emmanuelli aggiunge nicchie e aperture tentacolari, che aprono improvvise prospettive su mondi personali insospettati dagli altri familiari (rivelatorio a questo proposito l´emergere di Henri dalla botola che porta nella classica cantina da bistrot. Ma il regista non s´accontenta di rimanere a guardare l´inevitabile esplosione dei rancori, documentati dai siparietti in flash-back sui ¨fratellini¨ già nel ´67, ma si diverte a infarcirla di battute al fulmicotone, a prima vista soltanto comiche, in realtà commenti feroci su una concezione vecchia di famiglia. La connotazione di acida polemica contro la vecchia struttura matriarcale s´evidenzia in molti dettagli sparsi, che evidenziano il passatismo reazionario che ammanta l´ambiente fisico, conseguenza di un conservatorismo retrivo: l´orologio ¨Pastis 51¨, il juke box da prendere a calci per ottenerne il funzionamento ammantano con una patina di vecchio il teatro della vicenda, un vecchio bar dove un altro elemento dell´ambiente con un´aura di modernismo anni ´50 (lo zampirone elettrico) assume anche il sardonico ruolo commentativo dell´annientamento di uno dei personaggi, costretto all´angolo dalle censure dei parenti. Il film ottenne alcuni Cesar, non a caso la tematica dell´ossessiva oppressione della famiglia vive nella tradizione francese, che risale dal Cocteau.dei Parenti terribili, sebbene Klapisch affronti il tema con minore drammaticità, anche per la scelta di accentuare ogni carattere: le riprese sul barista sono tanto frenetiche da ricalcare l´irrequietudine dell´insicuro fratello poco considerato dalla madre-padrona, Betty è ribelle anche (o forse soltanto) negli indumenti, mentre il fratello in carriera è Philippe, odioso yuppie di periferia, ha una sua rozza filosofia: «Se va bene sei contento, se va male porta pazienza», egli impone a tutti, in particolare alla moglie Yolande, l´unico meccanismo che riconosce: il rapporto di sudditanza tra servo e padrone (che è subìto da lui sul lavoro: il suo tormentone è la smania di ottenere un giudizio sulla trasmissione televisiva che l´ha visto protagonista all´inizio del film di un irritante spot per la sua ditta), quello imposto dalla madre, che lo applica apertamente nei confronti di Denis, il cameriere, amante segreto di Betty.
Jean Pierre Bacri e Agnès Jaoui sono gli sceneggiatori responsabili anche di Smoking/No Smoking. Qui sembrano più ispirati, probabilmente il rigore della struttura del film di Resnais era meno congeniale, benché si rincorressero già allora battute acidissime, ma senza gli animi esacerbati di questo film di sconfitti, che nell´epilogo, messe a nudo le loro debolezze e le ipocrisie, possono forse ricominciare in un finale privo di sorprese. Infatti importa poco l´intreccio generale, mentre essenziale è il lento scivolamento verso la deflagrante resa dei conti, fatto di battute che arrivano da fuori campo, come se il personaggio alle spalle dello spettatore commentasse l´assurdo classismo o la supponente superiorità dei personaggi più retrivi. Spesso la chiosa è affidata agli occhi del cane Caruso surrealmente bloccato da una paralisi e che rappresenta il succube sognato da certa borghesia poco illuminata («É decorativo. Come un tappeto, però è vivo»): infatti spesso Yolande è assimilata (anche con aggettivi che la accomunano alla rassegnata condiscendenza dell´animale) alla condizione del cane. La musica è un altro elemento ricorrente del film, che fa un uso smodato delle bellissime luci di Benoit Delhomme, volte a sottolineare l´ambiguità dei personaggi, parzialmente illuminati quando uno per uno si svelano agli altri attori (gli spettatori conoscono già il loro intimo). La colonna sonora trova ricorrenti filoni, che stigmatizzano ulteriormente i personaggi: Denis ama il rock del juke box e farà scatenarela festeggiata Yolande, trattata da ¨cane¨ (persino il collier in regalo sembra un guinzaglio); Henri ama la lirica e ascolterà finalmente solo l´amato Caruso di Una furtiva lacrima; ma per sottolineare l´ancoraggio con un passato fatto di tensioni irrisolte, il richiamo all´infanzia è accompagnato da una versione francese di Come prima, più di prima.
La definizione di Betty, che ribalta verso la madre l´accusa di volgarità, definendola in associazione con l´insensibilità è il messaggio che il film ci lascia, travalicando ogni argine opposto alla retorica e abbandonando totalmente la vis comica nel finale.