Dobbiamo dedurne che il cinema (quello bello, dico; poi magari c’è quello più importante, diciamo Godard – anzi, diciamo pure Prénom Carmen –, che sfugge a ogni elenco e non si fa utilizzare come esempio) di quegli anni è stato la celebrazione del riflusso e del privato? Non sarei così drastico. Forse il semplice fatto di enunciare questa situazione di scacco, di scivolamento dall’azione alla contemplazione e autocontemplazione, smuove, pur con molta lentezza, qualcosa. Ci vuole tempo, ci vogliono film su film, anche all’apparenza uguali; anzi, di qualcuno abbiamo detto che fa sempre lo stesso film (ma a che livello: Rohmer, Anghelopulos, per quanto lontani uno dall’altro), come un Thomas Bernhard scrisse più volte lo stesso libro (ma a che livello!).