Può darsi che gli autori degli 80 abbiano realizzato i loro film avendo in mente e nel dna le parole dordine e gli stili di vita dei 70, e può darsi che i loro film evidenzino la loro disillusione; o forse siamo stati noi, negli 80, a cercare dei fratelli maggiori; sta di fatto che abbiamo guardato a tutte quelle storie di scacco individuale senza percepirle come sconfitte, ma facendole nostre come modo di esprimersi. Cè come una sfasatura tra chi faceva il film e chi lo vedeva, forse tra zio e nipote, o tra fratello maggiore e minore (quante storie di Paul Auster sono costruite proprio sullo stabilirsi di queste relazioni: paternità e fraternità "adottive", quanti suoi personaggi cercano di farsi padre o farsi fratello occasionale per altri più giovani, Smoke (più di un personaggio), Mr. Vertigo, La musica del caso, Moon Palace e la memoria autobiografica Linvenzione della solitudine.
Eroi, cavalieri solitari, selvaggi come Rusty James o Jake La Motta o Hammett (uno dei più sottovalutati film dei nostri anni) vedono bloccarsi il loro fare e lo ripensano, non sanno spiegarsi e allora mostrano pezzi di sé e dellambiente che li circonda (quando poi vogliono spiegarti il mondo a tutti i costi allora diventano predicatòri e pedanti: Fino alla fine del mondo, Così lontano così vicino). Non sanno vivere il reale, ma sono ben capaci e pronti a sprofondarvisi (se le mie non sono tutte cazzate, ne abbiamo visto ampi esempi). Da qui occorre muovere per interpretare la realtà di questi 90, tenendo conto che la situazione si è complicata ancora. Ora che molti dei fratelli grandi sono morti (Tarkovskij, Truffaut) o si sono "trombonizzati" quasi tutti, sono anche cadute le mediazioni culturali; la distanza fra ciò che la persona è e ciò che riesce a comunicare non si allarga solo a livello dei singoli o dei gruppi rivali, ma si estende anche allinterno dei gruppi: lo si vede nel mondo del lavoro, che è sempre meno comunità, di nuovo a rischio di corporativismo; lo si vede nel lobbismo (dico anche quello pulito, in buona fede), nei compartimenti stagni del volontariato e dei movimenti di impegno prepolitico, bene analizzati da un libro di Luigi Manconi. Gli osservatori più acuti (Loach, magari, ma quello dei film "inglesi") svelano infatti una vita intrappolata nei gruppi (sociali, di classe, culturali) e lansia di valicare il confine, anche solo per un giorno, spostandosi provvisoriamente in unaltra fetta di società (con il vestito da prima comunione, Piovono pietre). La politica non lha ancora capito, anche se alcuni (Aldo Bonomi, Pietro Barcellona) avvertono che occorre ampliare larco delle proprie interrogazioni, perché nessun altro lo fa per noi. Se lo facciano i personaggi dei film anni 90 è un altro discorso che magari potremmo fare.