Un esempio che si pone in contrapposizione con l'idea di far discendere dal climax quella figura disposta a proporsi sotto aspetti diversi, ma capace di ottenere effetti simili, proviene dal cinema fatto di canoni, peculiare nella poetica di Greenaway (venuto alla ribalta proprio negli anni '80), il quale però informa il proprio prodotto con quella apertura all'intervento dello spettatore chiamato a leggere e interpretare molteplici frammenti di quella figura che si propone anche nella struttura come coacervo, riempito da inferenze dello spettatore a cui si demanda il compito di rendere unitario un testo che è repertorio eclettico, composto di molteplici prassi, ma capace di amalgamarsi in uno stile unico inconfondibile. E anche la figura tratteggiata pare riconoscibile a tutto tondo, nonostante notevoli ambiguità:
i due gemelli di A Zed and two nought vorrebbero putrefarsi,
disfacendosi in piena natura, eppure per tutto il film si ricerca febbrilmente di intervenire sulle irregolarità tipicamente presenti in natura, o meglio si interviene sulla riproduzione della natura esagerando le simmetrie, dunque attraverso l'intervento flebile di quella figura si ottiene l'armonia fittizia inserendosi nel paesaggio, ma con gesti titanici da demiurgo nichilista.