Dire: interno/esterno rispetto a questi personaggi; dire che sono "soggetti di soggettive" ma possono diventare facilmente "oggetti di false soggettive"; dire che è il paesaggio intorno a loro a tirare fuori i loro caratteri e il loro destino significa (di nuovo) parlare di comunicabilità (non a caso rifiuto di dire "comunicazione", che è concetto diverso, e lascio laltro termine, "incomunicabilità" allepoca in cui, come detto, era più di moda), di possibilità di rendere partecipi gli altri alle proprie giuste, sbagliate o illusorie aspirazioni, significa ammettere il ripiegamento su se stessi e limplosione di un soggetto che sta per rassegnarsi a non aspirare più a modificare un bel nulla della realtà. Una sorta di autismo lirico. È probabilmente la fine dellutopia, lo sguardo malinconico dellimpossibilità di fare; la caduta in un privato che fa male non perché è rinuncia (non lo è), ma semplicemente perché il mio privato non è il tuo e io soffro che tu non partecipi al mio (e in ogni caso soffro un po meno se io non capisco il tuo: in epoca di riflusso vengono fuori i peggiori modi di porsi nei confronti degli altri, gli egoismi prevalgono sugli slanci).