Editoriale

Editoriale

15/8/2000
Sterminatore di pellicole

Sulla Repubblica di qualche giorno fa c'era un articolo interessante su un documentario che passerà a Venezia, dedicato a un centro di smaltimento della pellicola presente a Milano, presso lo stabilimento Kodak.
La pellicola viene sminuzzata tramite ghigiottine e poi inviata a stabilimenti che la trasformano in altra pellicola o in materiali utilizzabili per produrre altri oggetti.

Ma sentite questa chicca nell'intervista al responsabile del settore riciclaggio della Kodak:
"Le pellicole occupano spazio pregiato: conservarle costa troppo e non è utile. (...) Siamo nati essenzialmente come fornitori di un servizio anti-pirateria. (...) Con una distruzione sistematica e garantita delle copie regolarmente distribuite, evitiamo che vengano riutilizzate illegalmente attraverso canali più o meno clandestini."

Complimenti! (anche al giornalista-zerbino che non ha fatto una piega di fronte a queste dichiarazioni scandalose)

Veniamo così a sapere, avendo appena aperto in Italia un Museo del Cinema, che conservare le pellicole non è utile.
Ma non solo, distruggerle è cosa buona e giusta, perché permette di far fronte con le dovute maniere alla piaga della pirateria, notoriamente alimentata da laboratori dotati di sofisticati proiettori adeguati per fare ottime duplicazioni su cassetta.
Il vero capolavoro è l'ultima parte, in cui, "più o meno" volontariamente, vengono equiparate ai pirati e mandate loro malgrado in clandestinità tutte quelle realtà che riutilizzano le pellicole uscite dai circuiti distributivi... Avete capito, amici cineforum? Grazie a questi sforbiciatori (evidentemente accomunabili in più di un punto agli ebeti censori), il numero delle copie in circolazione diminuisce drasticamente e indovinate che ci può guadagnare? Esatto, proprio quel distributore/programmatore che vi taglieggia se volete uscire un po' dal seminato classico del cineforum (ovvero il proseguimento di prima visione) e, in ultima istanza, proprio quella stessa società di distribuzione che manda a riciclare, guadagnandoci un tanto al chilo o al metro, i suoi gioielli.

Ce n'è abbastanza per arrabbiarsi e molto (magari, visto che va di moda, coinvolgendo qualche garante, tipo l'antitrust), anche da parte di chi, strutture museali in primis, dovrebbe fare della salvaguardia del patrimonio filmico uno dei suoi principali cavalli di battaglia.

Ma, d'altra parte, questa non era che una innocente pagina ferragostana... voletevi bene e continuate a pagare!