Editoriale

Editoriale

13/12/99
Sciopero!
I giornalisti, gli editori, il web e noi

[Questo pezzo, lungo e articolato, rappresenta per noi più che un editoriale, o forse un editoriale "perfetto", un discorso collettivo e vitale, fluito nell'arco di poche ore tra le mailbox di "chi-fa-Expanded-Cinemah". Se avrete la pazienza di leggerlo tutto, scoprirete che non si tratta solo di guaiti autoreferenziali, ma di questioni che mettono in gioco, contemporaneamente, noi e VOI in quanto produttori, fruitori, collaboratori, referenti, colleghi, antagonisti... qualsiasi tipo di rapporto vogliate intrattenere con Expanded Cinemah in futuro. A fondo pagina, troverete anche un collegamento che vi invita a risponderci. Vi preghiamo di farlo.]

Non so chi di voi abbia avuto il piacere di vedere la mitica pubblicità della federazione degli editori contro il recente sciopero dei giornalisti: chicca tardo-padronale imperdibile, del tipo "abbiamo ragione perche' sì (per favore non rompete le palle)".

Abbiamo ascoltato/letto anche alcune voci dal fronte dei giornalisti e crediamo che, anche in questa sede (ovvero dove si "cucina" un sito web di informazione) vada fatta qualche riflessione.

Da un lato, nella vertenza, ci sono gli editori che spingono per una flessibilità sfrenata, tentando di scavalcare e abbattere i paletti che i giornalisti come ordine professionale-sindacato sono riusciti a erigere, puntando ad avere manodopera sempre piu' servile economicamente e, probabilmente, anche ideologicamente.
Dall'altro ci sono le resistenze dei giornalisti, consci anche della "minaccia" che viene da nuove forme di informazione come i siti web, in cui è piu' facile e meno imbarazzante inserire collaboratori occasionali e altre forme di precariato.

Ora, pero', tra le proposte dei giornalisti c'e' quella (sentite un po') di istituire un marchio, che contraddistingua l'informazione prodotta dall'Ordine, per separarla dalla spazzatura emessa dagli impuri.
Che gran menata! A parte l'analogia con l'odiosissimo bollino SIAE, sembra proprio che la difensiva a tutti i costi faccia male alla testa.
Si parla di una sorta di "qualificazione" del giornalista iscritto all'Albo, che consenta di mettere in chiaro chi sono i professionals e chi no. Si vuole far passare questa cosa ignobile come un'operazione di garanzia per il lettore.
Che differenza ci potrà essere dall'introdurre un marchio? Come ora ci si rivolge all'informazione che più si ritiene opportuna, anche dopo l'introduzione del bollino non sarà quello che farà migliorare la prosa della Levantesi: il giornalista professionista è in linea di massima una testa di cazzo con queste caratteristiche:
- tendenza alla non specializzazione: l'importante è diventare FIRME, poi si scrive di tutto un po' (tipo Curzio Maltese)
- tendenza alla riconoscibilità della persona: avere un corpo e un volto sembra ossessionare i mondanissimi giornalisti dei quotidiani nazionali, sempre pronti ad offrire il profilo buono alle telecamere (tipo Barbara Palombelli)
- tendenza allo "spirito di corpo": i singoli attacchi al giornalista sono vissuti e affrontati come violazione al tempio dell'informazione, e risolti in toni rigorosamente apocalittici (tipo Maurizio Costanzo - tesserato anche P2)
- tendenza alla comunicazione "orizzontale", con predilezione per un linguaggio quasi concertato col lettore (tipo Vittorio Zucconi).

Il discorso sulla critica cinematografica non esula purtroppo da queste problematiche. Il quotidiano è una tenda circense in cui il domatore di tigri diventa all'uopo lanciatore di coltelli (esempio inquietante di "flessibilità"). Quello che si chiede ad un redattore di medie capacità è una scrittura "automatica", piana e inoffensiva.I quotidiani nazionali (apritene uno a caso) vogliono le INFORMAZIONI. Ci sono delle scuole che insegnano cosa sono e come si trasmettono. Da queste scuole escono giornalisti semibalbuzienti, e pure corporativi.

Per quanto ci riguarda, l'episodio-sciopero dunque non fa che confermare la necessità di tenersi lontano per quanto possibile da "slanci" corporativi di questo tipo; francamente non sentiamo il bisogno di una legittimazione "giornalistica", che passi attraverso semplici atti burocratici (registrazione della testata, ecc.). Allo stesso tempo, il caso pone di nuovo la questione di come vadano considerati i "nostri" mezzi di informazione, anche da un punto di vista professionale.
Dall'altra parte dello steccato, infatti, non si sta meglio.

In rete, quasi sempre la democrazia del gusto annulla le differenze, i percorsi di lettura diventano impervi per chi voglia capirci qualcosa. Abbondano i siti fai-da-te, ma non nello spirito punk dei tre accordi base: lo spirito è quello del millantato titolo. Le pagine bianche del WEB propagandano il libero accesso alla Città Proibita delle Lettere: a rimempirle, però, accorrono i critici senza la critica, gli hobbisti mascherati. Che c'è di male, diranno i più ecumenici tra voi. Questo: ogni produzione di senso all'interno di una comunità porta con sè delle responsabilità; ciò che manca alle torme di grafomani della rete è anzitutto l'assunzione di responsabilità. Poi manca loro un progetto credibile, la volontà di collocare se stessi e la propria scrittura in un contesto.
Il fatto che la comunicazione sia facilmente praticabile porta il grosso equivoco del lettore assente: si scrivono dieci "recensioni" al giorno e c'è un contenitore infinito che le raccoglie, senza che ci sia l'ombra di una strategia d'espressione. Nessun lavoro sopra o fianco del testo. Soprattutto nessuno che legga queste cose. Nasce il critico onanista.

Ad Expanded Cinemah crediamo che una vera e propria legittimazione professionale (intesa in senso individual-collettivo) possa essere un obiettivo raggiungibile.

  • La proposta è quella di aggregare forze che condividano un'attitudine simile. Lavorare con rigore, e provare a riconoscere chi fa altrettanto.
  • Promuovere i contatti tra soggetti che presentano affinità nell'ambito dell'ideologia come progetto sul mondo (come progetto di una critica, per esempio).
  • Affidarci all'effetto che può fare la proposta di un sito coerente, seppure nelle sue molteplici forme, che agisce meno per episodicità e seguendo maggiormente un progetto editoriale.
  • La legittimazione a promuovere e pubblicare spunti di critica cinematografica proviene da un effettivo scambio di parti tra lettori e scrittori, e di idee che trovano il loro spazio naturale nella mailing-list di Expanded Cinemah, dove i mezzi critici vengono messi costantemente alla prova, mentre nelle redazioni chiuse in torri eburnee essi si atrofizzano.
  • Con il pubblico vogliamo stipulare un patto il cui obiettivo non è il raggiungimento di "dati d'ascolto" sempre maggiori, ma l'offerta di materiali rigorosi, specialistici e perfino criptici (sfruttando anche le doti di "apertura" del mezzo che utilizziamo, il WWW), approfondimenti abissali, intuizioni originali; ambiamo a essere sempre altrove, nomadici rispetto alle attese di chi seleziona l'indirizzo del sito. Questo accentuando la nostra connotazione ribalda e arrembante, politicamente scorretta in epoche reazionarie e normalizzatrici.

Tra le ipotesi concrete di lavoro sul nostro sito, prioritario è sicuramente l'ampliamento della rete di collaboratori per coprire eventi che non meritano di esser tralasciati.
In secondo luogo, ci poniamo l'obiettivo di realizzare saggi, monografie ecc. collettivi di cui si potrebbe verificare la possibilità di pubblicazione cartacea presso quegli stessi soggetti che in questo periodo si propongono chiedendo visibilità sul sito (editori, distributori, ecc.); prodotti che potrebbero essere diffusi anche direttamente tramite il sito stesso, con l'obiettivo di mantenere comunque un certo livello di controllo sui meccanismi "di mercato" con cui ci si verrebbe sicuramente a scontrare in occasione della "vendita" del proprio prodotto.

Tale fenomeno, il "mercato", entra comunque in conflitto con le radici e il "modo di produzione" di Expanded Cinemah: non intendiamo rendere possibile lo snaturamento di questa esperienza, il prevalere del principio dell'omologazione, la fine del movimentismo che ne è alle origini.

ALL'INDIVIDUO TRISTE E CARRIERISTA CHE AMBISCE AD OCCUPARE LO SPAZIO FISICO DELL'INFORMAZIONE, VORREMMO OPPORRE UN MURO IMMATERIALE DI IDEE ELABORATE IN UN GRUPPO ALLARGATO, TURBOLENTO, DINAMICO. Il nostro desiderio è che ESSE facciano "carriera" e s'impongano.