Partire dall'idea dell'interrupt: cioè la percezione dei testi ormai affidata a serie di comandi prioritari che subordinano le ricezioni in corso - che vengono momentaneamente sospese - a successivi interventi che intererrompono un flusso comunicativo per riprenderlo solo dopo un'urgenza affacciatasi improvvisamente, che catalizza l'attenzione, fa procedere a singhiozzo il flusso comunicativo, distraendo da una elaborazione complessa e lineare in corso d'opera; esattamente così avviene per qualsiasi azione durante una giornata media in cui si procede per serie di stimolazioni che lanciano sempre diversi momenti di analisi, avviando interrupt successivi che allontanano costantemente da quello che era il discorso iniziale. Eresiarca o mainstream che fosse...
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E allora, quale può essere la suggestione di partenza da inseguire come un faro, nonostante i molti interventi che ne interromperanno la linearità?
Qui l'editoriale si divide e segue due percorsi diversi e un'appendice di speranza latinamericana.
Antropologicamente forse il filo rosso è offerto da un'idea di fondo che è quella che falsa la prospettiva, virando di toni coloniali i neocons. Problema di falsa ottica adottata: usare un obiettivo che pone l'Occidente in contrapposizione a qualcos'altro è una lente che non deve appartenere all'Occidente stesso, se esso si fonda sull'antropologia culturale (altrimenti si pone fuori dall'approccio occidentale alle culture), ovvero il pregiudiziale confronto con tutto quello che non appartiene alla cultura occidentale in modo non solo paritetico, ma anche di apertura. Questa convinzione che l'ottica è sbagliata sta diventando eresia per il fondamento dell'integralismo texano, che infatti fonda la propria mitologia sulla barbara epopea del far west, che era fuori da quei canoni occidentali. Oliveira recupera l'atteggiamento precedente e mette in scena un'altra bambina sottoposta a insegnamento enciclopedico, diversa rispetto a Guito del film uruguayano, perché in questo caso è un'immagine allo specchio dello spettatore, che deve arrivare alla fine con tutti i dati per capire l'esplosione che lo coinvolgerà, lui e la sua madre-Storia. John Berger forse anche.
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Politicamente invece la trama può derivare dai bambini. Sembra folle, ma l'uso che si fa della loro immagine, normalmente metaforica (simbolici della assenza di futuro) o per sineddoche (un bambino ripreso come parte di una comunità e poi del consesso di tutti i bambini) getta una luce particolare sull'epoca che stiamo attraversando: i bambini fotografati in quel modo e usati in quella maniera sono sintomo di "tempo di guerra". Usarli, adottando i canoni che vediamo quotidianamente, sono l'esibizione dello stato di guerra. La sua dichiarazione, perché in occasione di guerre i bambini sono ripresi così.
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