Il rosso non è un elemento di secondaria importanza in quanto tale. Non fissatevi su una porta o una finestra o un divano però, perché il rosso predomina tutto intero sul film, per attenuarsi solo nel finale. Non credo sia un caso: il rosso è un colore ambiguo, indica passione ma nello stesso tempo rimanda al sangue ed al dolore. Come la rosa, in fondo: è bellissima, ma a maneggiarla senza le dovute precauzioni ci si punge.
E torniamo alla natura duplice, chiave di volta del film, a mio modo di vedere.

Federica

Proporrei un quesito interessante Secondo voi cosa rende piacevole la visione del film? Perché questo successo di massa?

La mia risposta è pessimista. Nel senso che il film lavora su due piani. Il piano contenutistico lavora sul lato psicologico con un meccanismo abbastanza potente di attivazione del desiderio. Purtroppo la parte negativa di questa impostazione me la suggerisce il citato Daney. Molte sequenze funzionano come brevi spot, il cui obiettivo è scoprire il desiderio, accenderlo, provocarlo (il rosso funziona veramente da miccia), con ammiccamenti di ogni tipo, insomma con tutto il repertorio stilistico retorico pubblicitario (vedi ad esempio le visioni di Lester che riguardano Angela).

L'altro piano riguarda la vera filosofia del film: filosofia orientale, buddhista, eppure è soltanto questa a corrispondere perfettamente con la strutturazione fisico-dinamica delle inquadrature, e la voce off di Lester conferma più volte questa tesi.

Andrea