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riflessioni teoriche sull'immagine e il cinema
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Jacques Aumont, Michel Marie
"Dictionnaire théorique et critique du Cinéma"

Editore: Nathan/Vuef, 2001
21, rue du Montparnasse 75006 Paris
http://www.nathan-u.com/index.html
pagine 245


(foto di copertina: Jean-Luc Godard, "Pierrot le fou", 1965)

L'intento di Marie ed Aumont è quello probabilmente di colmare una lacuna nel panorama delle pubblicazioni in campo cinematografico. Credo che ogni dizionario sia soggetto a un invecchiamento precoce rispetto al passato. Se è vero che ogni anno escono le edizioni dei principali vocabolari, in questo caso il primo problema sembra quello della tassonomia. Di stabilire insomma quei fondamentali punti fermi di riferimento delle innumerevoli teorie esposte da teorici, studiosi e registi, mutuate da altre discipline ed applicate al cinema.

Così dicono i due autori nell'introduzione: "Questo libro è un dizionario e non una enciclopedia. Abbiamo recensito quasi 400 parole o nomi propri, con i vari sensi a loro attribuiti dai diversi autori e secondo differenti approcci disciplinari.
Le voci sono relativamente brevi (alcune si riducono a poche righe), ed è evidente che non abbiamo alcuna ambizione di esaustività"
Quindi un punto di partenza che implica non solo una selezione accurata, ma anche una capacità di sintesi invero formidabile.

Faccio solo un esempio. La voce "sutura", su cui abbiamo discusso in lista qualche tempo fa, appare davvero sintetica, e allo stesso tempo abbastanza chiara pur nella sua difficoltà che suppone la conoscenza della psicologia lacaniana.

Tornando al problema della selezione è bene riferire ancora le parole dei due autori: "D'altra parte, questo dizionario si limita agli approcci teorici e critici del cinema; non è un dizionario generale del cinema, come ne esistono già svariati e d'eccellente qualità. Non abbiamo che menzionato le personalità (registi, critici, teorici) o i fatti storici (di solito i generi) che hanno prodotto o suscitato una riflessione critica o teorica più o meno approfondita e ininterrotta".

All'inizio dell'opera c'è un indice tematico per campi disciplinari. Sono: "Critica", "Estetica", "Filmologia", "Generi, scuole", "Storia del cinema", "Istituzione", "Narratologia", "Filosofia/Scienze umane", "Psicanalisi", "Registi", "Semiologia/Linguistica", "Tecnica", "Teorici".

Le curiosità naturalmente dipendono dalle proprie ignoranze e conoscenze... Chi sa chi erano i Macmahonisti? Sapevate che odiavano Eisenstein e Welles e... Rossellini?
La voce tematica più ricca è quella dedicata all'Estetica.
Conta 100 o più voci (non costringetemi a far di conto...).
Va da "astratto" a "visuale".
Colpisce la mancanza della voce "Nouvelle Vague"! Ma c'è "politica degli autori".
Nella voce "registi", ci si ferma a sedici. Si tratta dei più rappresentativi solo dal punto di vista teorico. I nomi forse già li avete indovinato (Eisenstein, Pasolini, ma c'è anche Ruiz). Però mi sembra una
rigidità metodologica inutile. Includendo nomi come Dreyer o Kubrick o Ophuls (che mancano), tanto per fare degli esempi, nessuno avrebbe avuto niente da ridire giacché molti registi, se non hanno espresso riflessioni teoriche, certamente lo hanno fatto attraverso le immagini realizzate.
Ventitré sono invece i teorici da Arnheim a Worth.

Alla fine di ogni voce troviamo i riferimenti ad altre voci correlate presenti nel volume e alla bibliografia di riferimento per quella voce con il nome dell'autore e l'anno di edizione. Infine un indice analitico che indica la presenza di tutti i nomi nel testo con i relativi numeri di pagina.

Andrea Caramanna