Cinema e Animazione: Cinema di Manipolazione

di Ivana Bosso

Le Criminel di Gianluigi Toccafondo, Francia, 1993, 5'

Il cinema ha un fratello gemello eterozigote che condivide con esso le medesime origini e talvolta i medesimi spazi di fruizione pubblica. Si tratta del cinema d'animazione, sovente definito come "Settima Arte bis" perché la sua principale caratteristica di dare vita "virtuale" in fase di proiezione a immagini statiche, realizzate ciascuna isolatamente, lo distacca dal cinema in senso lato, dove prevale la ripresa dal vero. Così almeno è sempre stato riportato sui libri che hanno trattato l'argomento. Attualmente però l'idea della manipolazione dell'immagine o della creazione di una realtà virtuale attraverso l'immagine di sintesi rende labile il confine epistemologico tra queste due forme di spettacolo perché entrambi elaborano una base profilmica che si avvale di una visione completamente creata ex-novo.

Da sempre l'animazione ha interagito con il cinema dal vero per costruirne i trucchi necessari a produrre determinati effetti narrativi: si pensi a Hotel (1906) di Segundo de Chomon, dove la ripresa a scatto singolo degli oggetti serviva a dare la dimensione fantastica alla storia della coppia di sposi.

Anche il disegno animato ha fatto escursioni nel cinema dal vero, non solo per creare un cinema a tecnica mista per l'infanzia - come il caso della famosa Alice (1924-1927) di Disney che da il via a tutta una tipologia di film -, ma anche a sottolineare la dimensione estetica in quel cinema d'autore improntato sulle avanguardie storiche: ad esempio, Fritz Lang utilizza il disegno animato di Ruttmann per il sogno di Crimilde nel primo episodio della saga Die Nibelungen (1923).

Ci sono poi casi in cui l'animazione è servita per i titoli di testa e di coda di film dal vero, un connubio che a volte ha permesso a questi inserti animati di costituirsi successivamente in cortometraggi seriali di successo. È il caso della celebre Pantera Rosa di Freleng e De Patie creata appositamente per il film The Pink Panter (1964) di Blake Edwards e premiata con un Oscar. È da ricordare nella produzione di titoli di testa con la tecnica animata il lavoro di Saul Bass, autore dei titoli per importa nti registi americani negli anni '50, quali Billy Wilder, Hitchcock e Preminger per citarne solo alcuni.

Ma il cinema d'animazione ha sempre dimostrato di essere terreno fertile per la sperimentazione tecnica. Resta impercettibile il confine tra cinema sperimentale e animazione d'autore. Relegati entrambi in appositi circuiti iniziatici - quali le programmazioni in tarda serata di Fuori Orario o festival creati ad hoc - soffrono di un mancato riconoscimento ufficiale dal mondo dell'Arte. La loro particolare natura di essere essenzialmente creazione artistica al pari di un quadro o di una scultura necessita di un luogo fisico dove essere fruiti. Se la videoarte e le installazioni a video hanno trovato un mercato nelle gallerie d'arte, il cinema d'animazione d'artista e il cinema sperimentale astratto cominciano solo ora ad interessare importanti musei dell'arte contemporanea.

Il computer, poi, ha ridimensionato il rapporto con l'immagine non solo nel cinema in generale ma nel l'animazione in particolare. L'immagine di sintesi non è solo un prodotto dell'ultimo decennio. I primi software per l'animazione d igitale hanno le loro origini nella sperimentazione di sintesi degli anni 60. L'utilizzo di particolari strumenti informatici che modificano la realtà registrata, come nel caso della maggior parte dei film in circuito, è stato prima sviluppato nell'ambito della animazione a computer. Viene così a cadere quella sostanziale differenza tra cinema tradizionale e animazione, che aveva relegato quest'ultima a essere una sorta di appendice del primo.

Ormai nel nuovo prodotto cinematografico il processo manipolatore dell'immagine è sempre più grave; preponderante, significando per il cinema di fiction la sostituzione della ripresa del reale con una costruzione realistica di un'immagine.

D'altronde la manipolazione è stata da sempre una delle caratteristiche del cinema d'animazione, che ha dimostrato - sia nella sua veste realistica sia in quella astratta - di possedere infinite possibilità di dilatare l'immagine cinematografica oltre ai confini ristretti della riproduzione fotografica della realtà. Forse, come ha consigliato Gianni Rondolino, bisognerebbe cominciare a parlare complessivamente di Cinema della Manipolazione.

... e la manipolazione