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T.A. - Tuta Antivaccate
immersioni spericolate nel ridicolo

Stefano Accorsi si confessa e smaschera il cinema (?) italiano

- Non conosco Claudia Carucci. E tantomeno mi è familiare il nome di Marco Ponti, nonostante sia ormai un ospite fisso di Torino7, settimanale gestito da Gabo Ferraris e da altri bravi giornalisti ben inseriti (e comunque molto capaci). Quindi per cautela mi avvicino all’articolo di domenica 10 giugno bardato con tutti gli orpelli offerti dalla tuta antivaccate.

- Il motivo di tanta attenzione va ricercato nelle lunghissime riprese, che l'authority torinese per rendere appetibili le locations della capitale subalpina pubblicizza, del nuovo film Santa Maradona (per i tifosi granata si propone una versione, più sofferta, intitolata Santa Maratona): scagli la prima pietra chi abitando in Torino non si è imbattuto nel set almeno una volta; è quasi d'obbligo il dubbio che funga da testimonial per l'authority. E contemporaneamente vi è la certezza dell’investitura del regista (sconosciuto) a futuro vessillifero del cinema italiano gggggiovane. E già i livelli della tuta raggiungono il defcon4. Passato a defcon3 quando per quadrare il cerchio si aggiunge il tassello delle giurie: quest’anno i festival fanno a gara a ospitare persone che erano presenti alla presentazione dell’Authority torinese durante la Biennale di Barbera: registi come Mimmo, critici e conduttori radiofonici come Steve (che scrive anche su Torino7), e persino maitresse delle sale stampa come Marzia, plenipotenziario di ogni festival italiano e fiera oppositrice dell’account ai poveri cristi che si sbattono nottetempo per fare le recensioni e poi andare a lavorare, amica ed elargitrice di privilegi per i più fortunati, a lei Bellaria, un premio minore rispetto a Cannes, ma sintomatico della capacità organizzatrice della macchina messa in moto a Venezia.

- Sempre nell’ottica di promuovere "qualunque" pezzo di pellicola venga impressionata nella contea taurinense domenica scorsa il quotidiano fiat per eccellenza ospitava nell'intero taglio alto della pagina 27 il servizio della suddetta Claudia Carucci, la quale si è fatta l'intervista sia del regista - che per l'ennesima volta ha raccontato l'indugio del primo ciak alla libreria che lo ospitava e l'emozione - sia del protagonista, Stefano maxibon Accorsi. E poi dicono che il gelato non fa male. I due pezzi sono ininfluenti dal punto di vista critico e innocui, ma la ragazza ha un guizzo geniale che prende in castagna l'attore che lamentò uno sproposito di ciak imposti da Moretti: egli estrae dal suo repertorio il pezzo actor's studio, già rubricato dalla tuta alla voce ‘Massima allerta’: "In fondo essere attore è esattamente questo, pescarsi nell'animo e andare a trovare la parte di te che corrisponde a quel ruolo", compassato, generico, buono per tutte le occasioni: i segnali della tuta sono difficilmente interpretabili, come se si chiedesse se deve intervenire per questa normale amministrazione, oppure risparmiarsi. Opta per la seconda ipotesi e proseguo. La ragazza deve essere sveglia (anche se sarebbe calzato meglio l'esempio sul film di Ozpetek, ma forse temeva la denuncia alla Tom Cruise) e di rimando chiede innocente (la verginella): "C'era un po' di te anche nel paziente sessualmente tormentato in cura dallo psichiatra ne La stanza del figlio di Moretti?". Perfida. Un uppercut. La tuta lancia sul display un commento: "Strike!" (è appassionata di baseball: made in Chicago, Illinois). Barcolla invece la giovane promessa iperattiva (made in Bologna, Emilia), incassa e si rifugia nell'angolo, appoggiandosi alle corde: "Non così all'eccesso, lì scatta la capacità di trasformare in maniera potente delle pulsioni più morbide". Le sue non invidiabili doti dialettiche cercano di spostare il giudizio a suo favore, ma si sente lo stridio delle unghie sui vetri mentre spiderman si arrampica, annaspa e piomba nel ridicolo.

- Sto per sfilare la tuta ma Accorsi non contento della figura barbina insiste e qui viene il bello, perché scopre i motivi per cui dobbiamo combattere i film di Muccino e di tutti quelli come lui allo stesso modo in cui dovremo difenderci dal governo fascista che ci hanno regalato. Attenti perché è un campionario unico, e nella sua elementare schematicità banale, tanto che sfugge ai filtri della tuta, nemmeno unendo le nostre fervide fantasie riusciremmo a raggiungere la cristallina evidenza della nocività di questo tipo di cinema che si va facendo espressione unica: sembrano frasi normali ma nascondono l'orribile manovra, il meccanismo perverso e semplicissimo con cui fanno breccia nell'immaginario comune come un qualsiasi berlusconi su quello delle massaie: "Credo che sia perché i personaggi che interpreto sono molto legati alla realtà, sono veri e la gente ci trova tante parti di sé, della propria vita, quindi si innamora". Improvvise e letali queste parole lacerano la tuta: la tagliano come burro e viene invasa da questa melassa di quotidiano riciclato attraverso gli standard fissi assegnati agli sceneggiatori per restituire a un pubblico-bambino quello che gli piace e lo rimbambisce: cinema simbiotico con la vita della classe media, giovanilistici che hanno la loro radice nelle vaccate di Virzì, a suo tempo già individuate dalla tuta di Canova, un prototipo sensibilissimo ormai al museo del duellismo, malattia infantile dell’antagonismo.

La saga dello sceneggiato televisivo ombelicale!!! Forse quando ci libereremo di questo governo e dei padroncini della sinistra avremo qualche possibilità di rivedere di nuovo del cinema, se esisteranno ancora i proiettori.

- Grazie comunque, di cuore, a Carucci, magari involontariamente, però ha nominato con semplicità il meccanismo del peggio che "avvanza": una produzione seriale (fordista si potrebbe dire se la fiat non fosse stata comprata dalla rivale GM), ennesimo universo giovanile a cavallo tra università appena terminata e mondo del lavoro non ancora affrontato, evento costruito a tavolino con un'ottima campagna stampa per il lancio dei nuovi modelli della gamma: bisognerà adattare la tuta a questa nuova invasione di ultracorpi fatti di vacua carineria.