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55ª Mostra Internazionale del Cinema
di Venezia
Alle recensioni

Una giornata particolare
Giovedì 3 settembre, Venezia

Un lungo applauso attraversa oggi il lido di Venezia. Dalla sala stampa alla sala grande dell'Hotel Excelsior del palazzo del cinema. Steven Spielberg, Tom Hanks, Marcello Mastroianni, Sofia Loren. L'America di oggi, l'Italia di ieri. Il cinema, quello vero, quello con la "C" maiuscola. E' iniziata bene questa 55a Mostra, in un Palalido completamente rinnovato, con un'acustica incredibile che ti porta al centro delle vicende narrate, con un film di apertura, "Saving Private Ryan", decisamente all'altezza delle attese suscitate. Il film di Scola ci fa iniziare bene questa seconda giornata, che ufficialmente è la prima.

Che continua, nel pomeriggio, con "Hasard ou coincidence" di Claude Lelouch. Un film francese fin nel midollo, interessante in questo suo intersecare la vita con la morte, la menzogna con la verità, il dolore e il coraggio di vivere con la rinuncia e la rassegnazione. Nella storia di questa donna, questa ballerina con cui la vita non è stata particolarmente generosa, che si interseca attraverso la finzione delle immagini di una videocamera con quella di un insegnante canadese, cogliamo il male di vivere di fine secolo, o dell'incapacità di vivere una vita vera, autentica. La vita è tutta lì, in fondo, chiusa tra il caso e la coincidenza. Venezia, splendida cornice della Mostra, vive nel sottofondo di questo film, dove una storia d'amore inizia, finisce e ne comincia un'altra. Troppo francese perché possa amarlo fino in fondo (pago da sempre una profonda idiosincrasia verso il cinema francese, specialmente quello che vuole troppo facilmente mescolare tragedia a commedia senza riuscire bene né nell'una né nell'altra, e questo "Hasard ou coincidence" purtroppo non fa eccezione), mi riempio però gli occhi di San Marco e dei ponti e delle calli di questa città eterna e bellissima.

Dalla Francia all'Italia, ecco il primo film in concorso, "L'albero delle pere" di Francesca Archibugi. Una storia non facile, dove gli adulti fanno la figura peggiore, tanto sono scapestrati e presi nelle loro ripicche e debolezze, e dove i minori invece spiccano per un maggiore senso di responsabilità: dei due fratelli dai nomi improbabili di Siddharta e Domitilla ricordiamo l'affetto profondo nonostante siano figli di due padri diversi (splendida la scena dove Siddharta scopre che la sorellina è affetta di epatite e piange, disperato, pensando a quanto è piccola e a quanto, nonostante la sua giovanissima età, sia impossibile ingannarla dicendole che non ha nulla) e la forza di volontà necessaria per andare avanti nonostante una madre completamente persa in una spirale di droga e alcolismo e due padri troppo concentrati a rivaleggiare tra di loro per pensare davvero ai figli. Un film che paga alcune debolezze di fondo e la scelta di attori non all'altezza, come Valeria Golino e Stefano Dionisi (pessimi) ma che ci regala uno dei giovani attori migliori che ci è capitato di vedere da molto tempo a questa parte. E una delle più belle panoramiche su Roma cui ho assistito da "Il cielo è sempre più blu".
Mi viene da pensare, comunque, che la Archibugi si stia prendendo troppo sul serio da qualche tempo a questa parte, e mi ritrovo a rimpiangere i toni leggeri e (volutamente) superficiali di "Mignon è partita".

Esco dal Palalido giusto in tempo per cogliere Tom Hanks e Steven Spielberg che sfilano verso il Palazzo del Cinema pronti a presenziare all'esordio della Mostra, quello ufficiale per il pubblico. Dopo di che, una grancorsa verso Venezia e una sistemazione di fortuna: quest'anno niente campeggio, ma "the show must go on"... c'è persino Gianni Ippoliti con il suo "Ridatece i soldi".

Federica Arnolfo


 

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