UDINE - FAR EAST FESTIVAL 4






















Programma da Sabato 20 a Martedì 23 aprile.


L'arrivo a Udine via Torino è piuttosto pratico, benchè un po' lungo. 6/7 ore di treno con un cambio a Venezia al prezzo di circa 33 euro. Una volta raggiunta Udine, la scoperta di una città del tipo "la provincia e il suo benessere", un bel centro storico con una parte alta meravigliosa con la sua veduta e il suo prato. E poi un'infinità di enoteche, osterie, bettole, franchising del vino che portano a dubitare della propria fede anche il più ferreo degli astemi visti anche i prezzi strapopolari per un "taj"- bicchiere di vino- che variano dagli 80 centesimi ai 2,20 euro.
Ma veniamo ora ai film visionati a questo giovane (sia per propria età anagrafica che per l'età del pubblico partecipante) festival.
Sabato 20: bisogna dire che gli inizi non sono esattamente entusiasmanti. Il primo film che ho visto è stato BORN WILD, un melò girato nell'ambiente della boxe clandestina dall'Honkongese Patrick Leung: diciamo subito che non ha niente a che vedere con i vari FIGHT CLUB o TOKYO FIST, anche se si può comunque trovare un'accenno a Tsukamoto in alcuni momenti di combattimento, ripresi da angolature sghembe, montati in velocità, sonorizzati da techno (pseudo) industriale. In definitiva però la storia dei fratelli gemelli che si sono persi di vista da anni e che si ricongiungono dopo la morte del ribelle dei due con conseguente sete di giustizia dell'altro che abbandonerà così il suo atteggiamento politically correct è sembrata a tutti un po' scontata e forse anche un po' scarsa nel ritmo. Da dimenticare assolutamente la morte dell'amico che in caduta libera dal 3¡ piano di un capannone urla: "no problem"!
La sera attendiamo con curiosità la proiezione del giapponese TRANSPARENT di Motohiro Katsuyuki. La storia sulla carta sembra interessante: un gruppo di genii giapponesi tenuti sotto stretto controllo dal governo che ha intenzione di sfruttare le loro potenzialità a fini benefici. Bisogna sottolineare il fatto che i pensieri di queste persone si palesano alle orecchie di tutti e quindi sono circondati da un gruppo di figuranti governativi che li mantengono all'oscuro di questo fatto. Ora, mentre sto scrivendo, mi rendo conto che più che un TRUMAN SHOW come si era pensato all'inizio, abbiamo avuto a che fare con un WHAT WOMENS WANT all'inverso: non il singolo che sente i pensieri della moltitudine, ma viceversa. Il film risulterebbe comunque carino, se non kawaiii come da tradizione giapponese, ma l'ultima mezz'ora è veramente insostenibile e si sono avute crisi diabetiche e carie a profusione per la sua sdolcinatezza da hard discount che comprende anche la morte della nonna portata a spalle mentre il vento crea un tappeto di fiori di ciliegio.
Alla mezza scocca l'ora della famigerata rassegna dei pink eiga ossia gli pseudo porno giapponesi che possono però vantare visionari talenti alla regia e opere prime di autori già affermati quali Kurosawa, Mochizuki e Aoyama. Caratteristiche peculiari di questi film sono il budget molto basso, la durata breve, la sperimentazione tecnica, il divieto di inquadrature dei genitali. I due film della notte, molto diversi tra loro, sono MOANS FROM NEXT DOOR e TOKYO EROTICA. Il primo, di Sato Toshiki, vincitore del primo premio ai Pink Eiga Awards, è forse il film più bello della giornata ed ha per argomento la crisi di una coppia in cui la lei intraprende una relazione con il marito della donna che ascoltava fare l'amore attaverso le pareti di un appartamento sfitto. Il secondo film invece è opera di Zeze Takehisa, uno dei 4 imperatori celesti del genere, che in una storia di sesso, morte e continui salti temporali fa un uso straordinario del digitale e dei cromatismi. Imperdibili rispettivamente i costumi da ballo del protagonista nel primo film e il coniglio rosa assassino in TOKYO EROTICA.

Domenica 21: decisamente un miglioramento rispetto a Sabato. Le visioni si aprono con HI, DHARMA! film coreano di Park Chul-kwan in cui si narrano le vicissitudini di un gruppo di gangster che per sparire dalla circolazione per un po' si rifugia in un monastero buddhista. Come da copione, dopo un'iniziale diffidenza (se non proprio odio) si verrà a creare il tipico rapporto di amicizia che si risolverà nello scontro finale con il gruppo di gangster capeggiati dal traditore. Sostenuto da un gruppo di caratteristi perfetti nei loro ruoli, il film è divertente e, come sostiene lo stesso regista, cerca di evitare l'esaltazione della professione di delinquente sottolineandone piuttosto la mancanza di intelligenza e lo smisurato ego. Il film seguente è SPRING SUBWAY, una storia d'amore nella Pechino moderna che è un po' L'ULTIMO BACIO 7 anni dopo ma filtrato attraverso le lenti di Wong Kar-wai. Oltre alla vicenda principale, il regista Zhang Yibai mette in scena una serie di altre piccole microstorie tutte intimamente legate che raggiungono il loro apice emotivo nella storia d'amore tra il ragazzo timido e la ragazza che incontra sempre in metropolitana e che rivela il colpo di scena: lui non parla non perchè è timido ma perchè è muto.
Il primo spettacolo della serata è LAUNDRY, del giapponese Mori Junichi. Siamo in questo caso di fronte al prodotto di cassetta per eccellenza. Storia tenera del giovane ritardato che lavora nella lavanderia; della miriade di straordinari personaggi che ruotano attorno al luogo, della ragazza a cui lui riconsegnerà la roba dimenticata e che riscoprirà il piacere della vita e la fiducia in sé stessa proprio grazie al giovane Teru. "Mi chiamo Teruo, ma tutti mi chiamano Teru. Sono caduto in un tombino da piccolo e ho battuto la testa. Ho una ferita, ma non si vede perchè la copro con il berretto che mi ha fatto la nonna." Lacrime e risate, insomma trooppoo KAWAIIII !! Il dilemma che ci si è posti alla fine della proiezione è il perchè della serie di finali che accompagnano ultimamente i film giapponesi (e orientali più in generale): quando si pensa che sia terminato ci sono altri 10 minuti di film e quando si pensa di essere giunti all'epilogo, mancano ancora 12 minuti all'effettiva chiusura. Mah?!
MY SASSY GIRL è la rivelazione della serata, a riprova del fatto che la Corea sta diventando una fucina di idee interessanti. Kwaek Jae-yong ha tratto il film da storie di vita vissute diffuse via internet in forma seriale. Siamo dalle parti della slapstick comedy, a volte perfino triviale ma con un'aggiunta di sado-maso nel rapporto tra lo studente sottomesso, caratterizzato dalle imbarazzanti tonalità pastello dei maglioncini e la giovane lunatica e decisa "fidanzata". Peccato per un finale che letteralmente si trascina mielosamente; senza gli ultimi 20 minuti sarebbe stato perfetto ma resta comunque divertente oltre la norma (basterebbero la tumulazione per amore o la corsa coi tacchi, tra le tante gag del film).
Lunedì 22: doppietta di Hong Kong pomeridiana. Inappuntabili. Quasi perfetti. YOU SHOOT, I SHOOT di Edmond Pang è divertentissimo e gioca apertamente con il genere gangsteristico e i suoi stilemi. La storia è quella di un killer che per far fronte ad una brutta situazione finanziaria accetta l'incarico di uccidere l'ex amante di una facoltosa signora a patto che l'omicidio venga ripreso in video. Dopo un fallimentare tentativo, il killer si affiderà a un laureato in cinema con ambizioni "scorsesiane". Il divertimento è garantito dai vari modi di ripresa per ciascun omicidio e l'apoteosi per la creazione del remake di un lavoro bruciato da altri. C'è lo zampino di Pang anche nel film successivo, FULLTIME KILLER, che è tratto da un suo romanzo. Due killer si fronteggiano per essere il numero 1. Uno è giapponese, rigoroso e logorato. L'altro è cantonese, presuntoso e creativo. Amano la stessa donna. Sono inseguiti dall'Interpol. Queste le direttrici di un film che è un bignami del genere con scene d'azione rocambolesche, protagonisti (tra cui la superstar Andy Lau) perfetti, citazioni abbondanti e facilmente riconoscibili. Nel suo genere già un classico.
La giornata si conclude con l'attesissimo BAD GUY del coreano Kim Ki-duk. Molti hanno preferito il precedente L'ISOLA, ma questo resta comunque interessantissimo e in definitiva l'unico film d'autore della manifestazione. Inutile l'analisi in termini realistici; ciò che conta sono i termini emotivi. Il protagonista ha lo spessore e la presenza scenica del Jack la furia di ONCE WERE WARRIORS, i suoi occhi più espressivi di mille parole. Invulnerabile a tutto ma non all'amore per la giovanissima Sun-hwa, prostituta da vetrina a causa di un debito. Amour fou allo stato puro con un finale che è allo stesso tempo lieto e spiazzante. Bellissimo.

Martedì 23: si ripropone la coppia registica di FULLTIME KILLER, cioè Johnnie To & Wai Ka Fai. Stavolta i toni si fanno più leggeri per una commedia che possiede le carte (anche se sarebbe meglio dire le pedine) giuste per diventare un cult. L'intera vicenda di FAT CHOI SPIRIT ruota intorno alla conquista del titolo di "guerriero del mahjong". Devo dire che pur non conoscendo assolutamente le regole del gioco, il film riesce comunque a creare quell'attenzione e quella curiosità che lo spettatore dedicherebbe ad esempio a una partita a poker giocata in prima persona. Il film è molto divertente e la costruzione dei personaggi è forse il maggiore punto di forza, specialmente per quanto riguarda i ruoli femminili della madre e della fidanzata del campione Andy Lau.
Gli entusiasmi sono destinati ad attenuarsi con i film della serata. MY LIFE AS MCDULL, cartone animato di culto in Cina, tanto da avere un merchandising simile ad Hello Kitty (a cui peraltro somiglia anche un po' nel tratto) mescola diverse tecniche, dal disegno al digitale alle riprese dal vero. Non so esattamente come mai ma si esce dalla proiezione con un senso di tristezza infinita e senza accenni a grandi risate. Non migliorano di molto le condizioni con la visione di ALL ABOUT OUR HOUSE, di Mitani Koki, in cui si narrano le vicissitudini di una coppia che in procinto di costruirsi la casa deve fare i conti con un architetto moderno e degli operai conservatori. Senza infamia e, soprattutto, senza lode anche se una scena è veramente entusiasmante:
- non si possono tenere animali in casa.
- io non ho animali in casa.
- quello del 301 è stato morso da una lucertola che hanno visto venire qui.
- non è vero! - - apra la porta. - - no - - apra la porta - - no, vi prego.
e dalla porta uscì GODZILLA!!

Fulvio Faggiani