Festival Internazionale Cinema Giovani

Recensioni
Annotazioni sospese nel tempo "reale" del Festival

15/11/1997
Arturo Ripstein
Tiempo de morir
di Arturo Ripstein
Messico 1965

Sceneggiatura: Gabriel Garcia Marquez, Carlos Fuentes. Fotografia: Alex Phillips. Scenografia: Salvador Lozano Mena. Montaggio: Carlos Savage. Musica: Carlos Jiménez Mabarak. Suono: Jesús Gonzáles, Galdino Sampiero, Reinaldo Portillo. Interpreti: Marga López, Jorge Martínez da Hoyos, Enrique Rocha, Blanca Sá Carlyle, Paul Barber, Steve Huison, Tom Wilkinson, Mark Addy. Produzione: Fox searchlight Pictures.

Opera prima di Ripstein, questo Tempo di morire fa sentire molto la presenza degli sceneggiatori del calibro di Gabriel Garcia Marquez e Carlos Fuentes. La morte annunciata, in questo caso, riguarda un valente ed esperto allevatore di cavalli (Juan Sáyago), condannato a 18 anni di carcere per aver ucciso in duello un compaesano, i cui figli, in particolare il maggiore, hanno giurato vendetta per l'onore della famiglia.

Nel racconto si sovrappongono l'immagine dell'uomo invecchiato e maturato (anche se, ovviamente, il carcere non l'ha completamente redento), il fantasma dell'ucciso nelle sembianze giovanili e sfrontate del primogenito. L'incontro fra due piani temporali è poi facilitato dal racconto del farmacista del paese, colui che apre gli occhi al fratello minore dell'irruente Trueba. Si crea così un non complicato ma efficace cortocircuito cronologico, che provoca nell'immagine cinematografica, ma ancora di più sui corpi dei protagonisti il riaffiorare di memorie e ferite, in un déja-vu che sconfina a volte nel feticismo per il giovane Trueba, ma anche per Mariana, la donna che Sáyago ha dovuto lasciare per andare in carcere, unico personaggio dinamico (anche se vanamente) in una trama che appare fin dall'inizio proiettata verso il catastrofico (anche temporalmente) finale. Lo stesso Ripstein riconosce in questo personaggio il primo di una lunga serie, in cui le donne "sono solite prendere decisioni molto radicali".

La visione di Ripstein si concentra con grande intensità sui personaggi, calandoli quindi in uno spazio/tempo piuttosto indefinito e rendendo questo film allo stesso tempo astratto e bizzarramente attuale.

Marcello Testi


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