Festival Internazionale Cinema Giovani

Recensioni

18/11/1997
Mexicana
MARÍA CANDELARIA
di Emilio ¨Indio¨ Fernández
Mexico 1943

Durata: 101 minuti.

Soggetto e Sceneggiatura:Emilio Fernández. Fotografia: Gabriel Figueroa. Scenografia: Jorge Fernández. Montaggio: Gloria Schoemann. Musica: Francisco Domínguez. Suono: Howard Randall, Jesús Gonzáles Gancy, Manuel Esperón. Interpreti: Dolores Del Río, Pedro Armendáriz, Alberto Galán, Margarita Cortés, Miguel Inclán, Beatriz Ramos.

¨Statua terribile e tenera¨ che solo le acque limacciose del lago di Xochimilco, degne del miglior bianco e nero cupo e lunare del Murnau di Aurora, possono continuare a narrare seguendo la scia delle piatte imbarcazioni colme degli echi degli indios Chimampaneca, struggenti come il suono degli zufoli locali.
Il drammone strappalacrime nascosto dietro la superficie di una tela raffigurante una bellezza ancestrale, la divina india Maria Candelaria (perfetta come soltanto le donne pre-conquistadores potevano esserlo ...), si snoda attraverso una serie di tristi vicende, marchiate anch´esse dall´infame destino a cui la virginale ed angelica Maria sembra votata: arcana vittima sacrificale persino per la cinepresa stessa, proprio per il suo tratto virginale, la purezza, contraltare del vizio da cui è unica possibilità di redenzione.

Figlia di una prostituta, lapidata dalla sua gente a causa di questa ¨abominevole¨ professione, appare fin dall´inizio condannata all´isolamento galeotto: un capro espiatorio, che nè la devozione per la Vergine di Guadalupe, nè l´amore per il suo Lorenzo Rafael (l´unico della tribù disposto a condividere questa sorte grama) potranno aiutarla a risorgere a miglior vita.

Al di là dei singoli episodi in cui si articola la storia sempre più tragica di questa creatura, resta il sapore degli umori indigeni ad impregnare i fotogrammi dei film di Fernandez, insieme all´amarezza di scoprire che persino gli indios non sono esenti dai più radicati difetti umani: il rancore, la perfidia, l´invidia, la vendetta fine a se stessa con un pizzico di testardaggine.
Maria Candelaria finirà così sotto il peso delle pietre scagliate dalle donne/zanzare (Xochimilco è una palude infestata e si sa che a giustiziare con il loro pungiglione sono solo e sempre le zanzare femmina) indie, che non possono perdonarle il fatto di essere nata da una donna peccaminosa, ma la sua immagine duplicata dall´opera del pittore e da quella del regista (entrambi pronti a giurare fedeltà al realismo visivo) continuerà a testimoniare la materia di cui sono fatti i sogni artistici, poiché lei li incarna perfettamente.

Paola Tarino


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