Festival Internazionale Cinema Giovani

Recensioni

18/11/1997
¡Qué viva México!
SENSUALIDAD
di Alberto Gout
Mexico 1950

Durata: 101 minuti.

Soggetto e Sceneggiatura:Alvaro Custodio. Fotografia: AlexPhillips. Scenografia: Manuel Fontanals. Montaggio: Alfredo Rosas Priego. Musica: Antonio Díaz Conde. Suono: Enrique Rodriguez. Interpreti: Fernando Soler, Ninón Sevilla, Domingo Soler, Rodolfo Acosta, Andrea Palma, Rubén Rojo.

Un labirinto di passioni, dal quale affiora una morale importante, esplicitata dal personaggio presentato positivamente della moglie del giudice, che fin dall´inizio dichiara la sua pena per la poveretta condannata dal marito. Ella, dopo aver dedicato (anche troppo) la propria esistenza allo sposo, in punto di morte pronuncia l´assunto del film: ¨non si può giudicare nessuno, mai¨. Un atteggiamento che contrasta con la professione del marito, peraltro trasformato in ladrone e assassino da un amour fou contro natura e assoluto. Evidentemente l´intreccio di passioni riescono ad aggirare la censura che si sarebbe abbattuta se fosse risultata eccessivamente evidente l´accusa nei confronti di chiunque si permetta di ergersi a giudice di un altro su basi di supposte rettitudini da dimostrare, e a questo proposito i ritagli di giornale incarnano il più caustico dei dileggiamenti verso la professione di giudice.

Per fortuna non ci sono soltanto buoni sentimenti o sordidi intrighi, ma la commistione dei generi permette numerose fughe nel musical: son allestite molte scene anche preziose sia per il rilievo musicale (una rumba e la samba finale in particolare), che per i toni divertenti da cabaret surreale, soprattutto per i testi zeppi di neologismi e non sense.

Ciò che maggiormente caratterizza l´opera è l´ossessione riassunta nel titolo e ribadita dalla disperazione della frase maggiormente ricorrente: ¨Siamo fatti l´uno per l´altra¨, ripetuta da persone diverse a differenti interlocutori, creando una rete di legami destinali; tutti con un unico filo conduttore: nessuno era amato dalla persona per il cui bene è pronto a morire, sospendendo ogni giudizio sulla sua condotta, e quindi tutti muoiono soli.

Adriano Boano


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