Festival Internazionale Cinema Giovani

Recensioni
Annotazioni sospese nel tempo "reale" del Festival

Robert Kramer
Doc's Kingdom
di Robert Kramer
Francia, Portogallo, USA 1987
(C'e' anche un'altra recensione!)

KRAMER, DOC'S KINGDOM E IL MONTAGGIO SACRILEGO

Robert Kramer è interprete e rappresenntante di un'America "diversa", fuori da Hollywood, fuori dal cinema commerciale, dentro all'impegno sociale e politico caratteristico di una certa sinistra nata e cresciuta dentro ai college negli anni Sessanta. ma il lavoro sul cinema,soprattutto quello degli ultimi anni, risente in modo particolare della sua visione della vita, al dilà dell'impegno politico, attraverso note autobiografiche piuttosto evidenti che emergono con evidenza nella figura del dottore protagonista di alcun pellicole.

Il tema del viaggio, della ricerca continua, dell'irrquietezza, è alla base di Doc's kingdom,del 1987. Ma ciò che colpisce maggiormente sono le immagini delle città di due continenti, i quadri di una Lisbona deesolata ma spleendida e diuna New York terribil e affascinante allo stesso tempo, entrambe spcchio della desolazione comune ai due protagonisti, copsì uguali tra loro al punto da diventare eestranei e totalmente diversi.

Proprio il lavoro sulle immagini, sulla pellicola, sulla macchina da presa (che spesso Kramer manovra di persona) è alla base delle straordinarie capacità narrative di questo regista che è al tempo stesso un autore difficile e un artigiano abituato ad usare le apparecchiature con una semplicità totalmente al di fuori dei canoni del cinema classico. Proprio a proposito del suo metodo di lavoro, Dominique Villain parla di "montaggio sacrilego", riferendosi alla stravagante usanza di Kramer di montare in video.

Come molti registi americani, Kramer è terrorizzato dalla "corruzione" operata dal montaggio sulla pellicola, pur ammettendone l'assoluta necessità. Dopo l'esperienza di Notre nazi, girato e montato in video, l'esperimento di Doc's Kingdom è stato quello di riversare in video tutta la pellicola girata, per poter meglio analizzare le scene, i fotogrammi, per poter realizzare più montaggi provvisori lavorando da regista di fronte al proprio materiale, senza la necessaria ma non sempre positiva mediazione del montatore. D'altra parte il video non ha nulla a che fare con la realtà della pellicola; e così Kramer, dopo numerosi studi e prove sul video, ritorna alla pellicola per il montaggio finale. "Amo molto il passaggio dal video alla pellicola. La ricreazione è terminata, comincia il lavoro vero. Ciò che si è fatto prima erano solo esperimenti, ora è il film, è così che prenderà vita. Si taglia moltissimo. Bisogna condensare. [...] Si vede meglio, comunica in modo più diretto. Tutto ciò che non era chiaro è due volte meno chiaro. Tutto ciò che era cancellato da quel passaggio elettrico da una cosa all'altra in video, nel film appare in modo nettissimo. Si comincia ad avere quella cosa forte e un po' selvaggia, quella qualità di Route One Usa, di essere sempre strappato dalle cose."

E tutto il processo creativo, il montaggio in vide, il lavoro sulle musiche, ma anche molte riflessioni dell'autore e dell'attore di Doc's Kingdom, emergono nello splendido video - documento Dear doc.

Stefano Cravero


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