Festival Internazionale Cinema Giovani

Recensioni
Annotazioni sospese nel tempo "reale" del Festival

Fuori Concorso
Locarno demi-siècle, réflexions sur l´avenir
Serie di corti d´Autore


Le jour où...
Svizzera 1997

Soggetto e Sceneggiatura: Chantal Akerman. Fotografia: Rémon Fromont. Montaggio: Claire Atherton. Suono: Nicolas Lefebvre. Produzione: Waka Films AG.

360 gradi in piano sequenza, ripetuti a sottolineare identità e variazioni. Metafora del ruolo del cinema, svolta parlando di cinema e citando Perec per sottolineare gli intenti dell´operazione in atto. Ogni volta che si sta ripercorrendo uno stesso luogo della stanza ricorrono le parole, pressoché identiche, tranne lievi sfumature nei tempi dei verbi, che però aggiungono elementi. Preferibilmente li sottraggono, perché per vedere qualcosa nel buio (di una sala) non bisogna svegliarsi, ma soprattutto una volta che non ci si è svegliati, non ci si deve occupare di quelle incombenze quotidiane che vanno storte nel momento in cui si decide di occuparsi di cinema, dando inizio a piccoli scostamenti della ciclicità di 360 gradi in piano sequenza.


Elena
Svizzera 1997

Soggetto e Sceneggiatura: Marco Bellocchio. Fotografia: Federico Schlatter. Montaggio: Emanuela Di Giunta. Suono: Maurizio Argentieri. Produzione: Waka Films AG.

Bellocchio ci ammannisce un insulso home video, che lo inorgoglisce come padre, denota la sua totale assenza di creatività, rasentando la tabula rasa non elettrificata da alcunché.


The Birth of Light
Svizzera 1997

Soggetto e Sceneggiatura: Abbas Kiarostami. Fotografia: Bahman Kiarostami. Produzione: Waka Films AG.

Film di respiro musicale, che forse vorrebbe completare Il Sapore della Ciliegia, associando alla lenta vittoria della luce sulle cupe (anche musicalmente) tenebre iniziali un´apoteosi organistica, che dà la sperata conclusione alle timorose speranze delle percussioni nel momento in cui luce e ombra (come nelle pieghe dei fotogrammi) si combattono alla pari. Un´unica inquadratura va svelandosi con illuminazione naturale.


The Gosths of Electricity
Svizzera 1997

Soggetto Sceneggiatura e Fotografia: Robert Kramer. Suono: Julien Clocquet. Produzione: Waka Films AG.

Anche in questo caso esiste una ciclicità insistita e ammantata di sciamanesimo con forte tasso metafisico. Anzi giunge a preconizzare la futura assenza di carne con un CD in mano (segno del maligno?) e la posa da predicatore. Il penitentia agite scatta dopo una lunga sublimazione della natura incarnata da una donna perlustrata in ogni anfratto della sua epidermide in relazione ai quattro elementi ripresi attraverso una nitida e precisa fotografia, che traspone i dettagli ctonici sul piano umano. L´apocalisse arriverà annunciata da lenti permanenti al posto degli occhi, che come lo squid della Bigelow ci trasmetteranno anche le sensazioni e le esperienze complete e dunque più nulla esisterà, se non virtualmente: un paradiso baudrillardiano o un inferno krameriano?
Tutto questo sconquasso si trova già nella soffitta iniziale, dove alla rinfusa troviamo la sfera di cristallo dello stregone (il regista?), abbandonata tra spezzoni di pellicola dimenticata..


Les Parias du Cinema
Svizzera 1997

Soggetto e Sceneggiatura: Idrissa Ouedraogo. Fotografia: Alain Ducousset. Montaggio: Maria Lecoeur. Musica: Ismael Lô. Suono: Didier Leclerc. Produzione: Waka Films AG.

Il regista introduce in b/n con passione e un pizzico di didattica anticoloniale. Però più che le parole sono le immagini a colori dell´Africa che vuole rccontarsi da sola a ritagliarsi una visibilità, sottraendola alle parole in b/n. È un augurio girato con grazia eccessiva: il colonialismo va abbattuto, sennò si rischia che si approprii prima formalmente e poi completamente dell´emancipazione anticolonialista africana.


Le Film à venir
Svizzera 1997

Soggetto e Sceneggiatura: Raúl Ruíz. Fotografia: Jacques Bouquin. Scenografia: Bruno Bouget. Montaggio: Valeria Sarmiento. Musica: Jorge Arriagada. Suono: Raúl Ruíz, Jorge Arriagada. Produzione: Waka Films AG.

Un frammento degno di lui e che si inserisce con prepotenza folle nel discorso della ciclicità. Infatti la narrazione, impossibile da seguire logicamente, risulta molto chiara, quasi ovvia, durante l´esposizione dell´io narrante in off e prende le mosse da un frammento di 23 secondi monco, che può durare anni nel rito surreale-mistico di una setta (i Felochineti), che lo proietta in loop all´interno di una stanza di orologi che segnano ore diverse. Questa proiezione si fonda sul libro dell´arcano, che predica l´eterno ritorno a se stessi, preludio nietszchiano al proprio annullamento nell´opera; difatti il ritrovamento del frammento perduto, come in una allucinazione del dormiveglia scatena sparizioni e riapparizioni della figlia dell´io narrante all´interno di un testo dentro il quale è risucchiata e dice di essere felice, ma la vede solo il padre in un momento di lucida follia á la Klossowski. Fino al gesto irreparabile e liberatorio che assorbe l´autore all´interno del frammento di film stesso, dopo che una danza ha scritto panta rei con i piedi, svelando, se ce ne fosse ancora bisogno, che è uno scherzo fondato sulla caratteristiche trasfigurate del cinema in cui anche l´autore è letteralmente contenuto.

Adriano Boano


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