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Torino Film Festival 2008

Latinamerica

1. Lake Tahoe
elaborare il lutto come ricercare un ricambio d'auto

 

"Pochi mesi dopo la morte di mio padre ho distrutto l'unica macchina che avevamo in famiglia. Mia madre sosteneva che si fosse trattato di un semplice incidente ma io non ero d'accordo. Lake Tahoe è il tentativo di comprendere le ragioni che mi hanno spinto a commettere un tale gesto, al tempo stesso assurdo e profondamente umano"
(Fernando Eimbcke, Catalogo del 26¡ Torino Film Festival, pag. 29).
Il film è una sorta di road-movie localista, girato all'interno di un piccolo paese dello Yucatan, per seguire l'andirivieni di un giovane alla disperata ricerca di chi gli può riparare l'auto. Il regista ha scelto un montaggio semplice e anche la diegesi è degna di una siesta messicana: immagini dal ritmo dilatato, paesaggio brullo e desertico alternato allo schermo prolungatamente nero, talvolta muto, talora attraversato dal sonoro (il rumore dell'auto che va a sbattere contro un palo, il sonoro di un film di kung-fu, dove anche la destrezza di Bruce Lee diventa parola messianica più che dinamismo di arti in movimento ginnastico)



Inusuale la maniera scelta da Fernando Eimbcke per raccontare il dolore di un figlio di fronte all'improvvisa morte di suo padre. La gravità dell'evento si addensa nel corso della pellicola, senza mai fornire particolari sulla disgrazia, aggiungendo solamente tristezza a sofferenza al lavoro, perché nel frattempo le immagini parlano di altre storie per affrontare comunque il lutto di una perdita unica e speciale, senza retorica o commozione, con grande affetto nei confronti del giovane protagonista: un ragazzo di sedici anni, orfano da poco, con tanta rabbia nel cuore, misurato e paziente al punto tale da sopportare con rassegnazione e disincanto il teatrino di umanità che incontra nel dipanarsi di quella giornata eccezionale, quando la macchina di suo padre, guidata da lui, finisce contro il palo di un telegrafo. Casualità, desiderio di distruggere un oggetto, diventato troppo gravido di memorie pesanti da sopportare, o semplice volontà di suicidarsi?
Juan mantiene uno sguardo assente, attonito, perso nel vuoto, ma lo spettatore ha tutto l'agio di scoprirne il perché, divertendosi a seguire la carrellata di personaggi strambi al limite del realismo magico, cifra classica latinoamericana, disorientati, privi di baricentro, a cui il ragazzo finisce per ancorare il senso di quella sua giornata, alla ricerca di un pezzo di ricambio per riparare l'auto guasta o imparare a sopravvivere dopo la morte del genitore, che è la stessa cosa.



- Don Heber, un vecchio meccanico, è ormai fuori gioco, non esce più dall'officina, dove vive in rapporto simbiotico con il suo cane: dapprima scambia il ragazzo per un ladro e poi non può far altro che spedirlo alla ricerca di un pezzo di ricambio: la bobina di trasmissione. La sua diagnosi non ammette repliche, non ha bisogno di visionare l'auto in panne: si concede una siesta e nel frattempo spedisce Juan a cercare la fatidica bobina. Quando il giovane la trova, non può comunque aiutarlo, perché non si tratta di un guasto alla trasmissione; però convince Juan a portare a passeggio il suo cane. L'animale sguinzaglia Juan per la cittadina, poi d'un tratto scappa veloce e non c'è verso di raggiungerlo. Si scoprirà in seguito che sta meglio a giocare con i bambini di una nuova famiglia che l'ha adottato, per cui anche il vecchio deve imparare a convivere con il dolore di una perdita inaspettata.



- Lucia, giovane madre e aspirante cantante punk, lavora presso la "Refaccionaria Oriente", non si intende di pezzi di ricambio: fuma, allatta il figlio, cerca di intrattenere Juan, anche con voluttà seduttive, poi lo invita ad attendere l'arrivo del meccanico David. Juan riesce ad addormentare il neonato, che si chiama non a caso Fidel, senza farlo singhiozzare, per cui la ragazza ne approfitta per domandare al giovane di farle da babysitter per poter andare a un concerto. Juan dapprima declina l'offerta, poi finirà per andare a casa di Lucia (che non va al concerto perché ha sbagliato il giorno dell'evento) e trascorrerà la serata tra le sue braccia, finalmente libero di esprimere il suo dolore, insieme alla scoperta delle gioie sessuali.



- David è un meccanico adolescente, appassionato di arti marziali e di filosofia Kung Fu. Assicura a Juan di riparare l'auto, ma nel frattempo lo porta a fare colazione a casa sua. La madre di David terrorizza il ragazzo con discorsi degni di un testimone di Geova. "LÕapocalisse promette la resurrezione della carne e dei morti", ma Juan non ha voglia e tempo di ascoltare questi messaggi di redenzione postcatastrofica e decide di tornare a casa. Il meccanico sarà davvero in grado di aggiustare l'auto come un Gohatto messicano, sarà capace anche di confortare il ragazzo nel momento in cui si scatena con una mazza da baseball, non a caso, proprio sull'auto aggiustata.



Anche nel giardino di casa non regna comunque l'ordine, il fratellino, stabilitosi dentro una tenda da campeggio, trascorre il tempo a ritagliare fotografie di famiglia: si scoprirà in seguito che sta allestendo una sorta di album dei ricordi, dove albergare relitti mondani del calciatore paterno insieme a testimonianze di memorie private. Manca l'ultimo tassello, fornito dal fratello maggiore: un adesivo pubblicitario del Lake Tahoe, appiccicato sul baule dell'auto ormai riparata: il padre non apprezzava quella cartolina adesiva, reclamizzante le bontà paesaggistiche di una località mai visitata dalla famiglia, ma quella tessera di un puzzle che il bambino tenta di ricomporre diventa occasione felice per sentirsi di nuovo insieme, dopo una morte imprevista.

"Se credi che qualcosa sia impossibile, allora diventerˆ impossibile": questa la massima del film, degna di Bruce Lee, nonostante le auto in panne, i cani in fuga, i frigoriferi rotti, i genitori che muoiono e quelli che rimangono incapaci di far fronte alle disgrazie... Su e giù per un paese dello Yucatan, in auto, a piedi, in bicicletta (con poggiapiedi posteriori, adatti a trasportare un passeggero in piedi; che bellezza, li vorrei anch'io sulla mia bici!), con l'agio di guardarsi negli occhi o attraverso la scollatura di una maglietta succinta, con il tempo alfine per trafugare un pezzo di ricambio sotto a un'auto prima che arrivino i proprietari amici del protagonista, con calma molto... molto messicana!!

continua...

a cura di
paola tarino
adriano boano