Sentiero virtuoso
1. Godard e la Repressione
Basta proprio poco per chi ha le idee chiare a stigmatizzare eventi di portata planetaria e metterli in relazione con una tradizione secolare di rifiuto del metodo e della prassi militarista; della repressione brutale e dell'uccisione meditata e sistematica, del massacro di civili e del bombardamento scriteriato di quartieri civili da parte di criminali di guerra eletti.
Capita a fagiolo la notizia che l'ex segretario alla difesa americano Rumsfeld verrà processato per i crimini di Abu Ghraib e che contemporaneamente il governo di "sinistra" italiano abbia aumentato oggi, nella tormentata finanziaria di tagli alla ricerca e alla spesa sociale, le spese militari e che solo ieri si inneggiasse bipartisan all'eroismo di militari italiani andati ad "annichilire" nemici fuori dai confini patrii, per motivi ancora da scoprire e che sono stati a loro volta "annichiliti" da chi aveva "la divisa di un altro colore..." Godard usa anche lui un cantautore, Leo Ferrè e pone in rilievo la sua canzone L'Oppression sulla banda sonora a parte (che a fine canzone riprende il sopravvento per denunciare l'abuso del plotone di esecuzione) del suo Les Carabiniers, l'episodio della cattura della bella maquis.
L'oppression
Ces mains bonnes à
tout même à tenir des armes
Dans ces rues que les hommes ont tracées
pour ton bien
Ces rivages perdus vers lesquels tu
t'acharnes
Où tu veux aborder
Et pour t'en empêcher
Les mains de l'oppression
Regarde-la gémir
sur la gueule des gens
Avec les yeux fardés d'horaires et de rêves
Regarde-là se taire aux gorges du
printemps
Avec les mains trahies par la faim qui
se lève
Ces yeux qui te
regardent et la nuit et le jour
Et que l'on dit braqués sur les
chiffres et la haine
Ces choses défendues vers lesquelles tu
te traînes
Et qui seront à toi
Lorsque tu fermeras
Les yeux de l'oppression
Regarde-la pointer
son sourire indécent
Sur la censure apprise et qui va à la
messe
Regarde-la jouir dans ce jouet d'enfant
Et qui tue des fantômes en perdant ta
jeunesse
Ces lois qui
t'embarrassent au point de les nier
Dans les couloirs glacés de la nuit
conseillère
Et l'Amour qui se lève à l'Université
Et qui t'envahira
Lorsque tu casseras
Les lois de l'oppression
Regarde-la flâner
dans l'Ļil de tes copains
Sous le couvert joyeux de soleils
fraternels
Regarde-la glisser peu à peu dans leurs
mains
Qui formerons des poings
Dès qu'ils auront atteint
L'âge de l'oppression
Ces yeux qui te
regardent et la nuit et le jour
Et que l'on dit braqués sur les
chiffres et la haine
Ces choses défendues vers lesquelles tu
te traînes
Et qui seront à toi
Lorsque tu fermeras
Les yeux de l'oppression
Léo Ferré -1972-
In 4 minuti poi ritorna sull'argomento Refusniks e stavolta sono sufficienti immagini fisse: disegni, fotografie, poster e una bandiera con la stella di Davide che va costruendosi in dissolvenze incrociate successive per scolpire un'analisi della situazione dei Refusniks israeliani in rapporto a tutto ciò che è stato Repressione nel Novecento e allora si riconosce il cinese che bloccò i carri armati dopo la strage di Tien'an Men, Dreyfuss, donne palestinesi ai Checkpoint... e non solo Novecento, o comunque riferimenti storici estrapolati dalla loro epoca sono altrettanto utili per riandare al loro utilizzo metaforico nella contemporaneità a formare un immaginario collettivo di immediato impatto, mescolato ad altri stimoli che arricchiscono l'interpretazione. In questo caso la banda sonora è ancora più evocativa: una canzone molto in uso presso gli anarchici tedeschi durante la Prima guerra mondiale, che fu anche un libro di Paul Zech: Deutschland, dein Tanzer ist der Tod.
Infatti nell'ultima immagine Godard alla città di Berlin (che si doveva fermare a considerare che stava danzando con la morte) sostituisce in quella copertina di un secolo fa la città di Jerusalem.
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