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Ma non sarà ancora vero oggi che, trovando il collante giusto per rimettere insieme le innumerevoli figure che ora producono beni, gli eredi degli sfruttati di vent'anni fa potrebbero ancora insegnare qualcosa ai supponenti globalizzatori? Rispetto all'ironia e alle immagini di coscienza di classe del 1980, le inquadrature dei cartelli con le richieste svettanti contro i muri degli opifici di Borgo San Paolo (ora tutti in abbandono) dopo quasi quarant'anni ci sembrano ingenui, ma la determinazione era pari e la cassa di mutuo soccorso descritta in tutte le sue fasi è un momento di altissimo cinema degno dei sovietici: sequenze da brivido mostrano la velocissima consapevolezza degli operai che non vogliono un intervento attivo dei sindacati, chiamati soltanto a fare da portavoce, ma è la stringatezza realista (e non neorealista) che colpisce quando il commento sintetizza la diffidenza verso qualunque organizzazione: "Essere se stessi contro il padrone". Collimano nei due document-ari le inquadrature nelle quali gli operai escono dalle fabbriche (imponente vigore di flussi di masse enormi): la tesi alla base della scelta di visibilità è la coscienza rivendicata dal testo gobettiano di essere una realtà sconosciuta alla città, che dopo quei primi cortei si accorgerà di essere operaia. "Vogliono che la città li veda". E le botte della pula sono proprio uguali a quelle di Rosso Askatasuna di Armando Ceste: i protagonisti? ancora una volta sindacati venduti e compagni picchiati: la recita è a soggetto, ma i ruoli non cambiano.

Askatasuna, centro distrutto dalla polizia il 1° maggio 1999 sconciato da scritte inneggianti al fascismo


Ritorno all'inizio dell'ipertesto: Potere Operaio

    visto al Torino Film Festival No rights reserved © 1999