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I cinque hanno percorso esistenze diverse, le presentazioni delle quali sono divise dall'attacco di Big in Japan di Tom Waits: "In una vita non si può fare tutto" dice uno e la frase rimane lì in sospeso, relativa alla sua scelta di rimanere scapolo, ma rimanda alla possibilità di orientarla verso le mille alternative al lavoro salariato per un'alienante multinazionale pervasiva; di un altro conosciamo le vicissitudini di separato, uguali a tanti altri della generazione di attuali quarantenni: è quello che rimarca le proprie difficoltà con il femminismo. Il film ha questo merito: proponendo il materiale filmato per documentare i 35 giorni alla porta 5, riesce a sintetizzare svariati elementi che formavano quella realtà, non ultimo la prorompente carica eversiva apportata dall'ingresso in fabbrica delle donne e dei giovani diplomati, come nel 1962 dagli emigrati meridionali e dai giovani di allora, documentati da Gobetti in Scioperi a Torino.

Il montaggio del film del 1999 riesce ad amalgamare il presente, restituendo le sue radici con la freschezza di quelle inquadrature di effervescente voglia dei picchetti (tacciati di terrorismo dall'azienda e che invece erano unica forma di tutela dalle pressioni fasciste del padrone sui più deboli e unico modo di riconoscere e sputare i crumiri) di concludere una volta per tutte con il logorante metodo padronale fatto di ricatti, blandizie, imposizioni e con quell'aria di festa derivante dalla consapevolezza di essere nel giusto, mai più esperita; la stessa cosa si avverte nelle riprese di Gobetti e nelle parole in piemontese di chi si sente truffato da un sindacato pompiere, che fa accordi al ribasso dopo lotte di un mese. In ambedue i casi il putiferio è scatenato dalla base e le organizzazioni si trovarono spiazzate; questo emerge chiaramente in entrambi i lavori. In comune con Gobetti c'è la rabbia della truffa sindacale, ma non la continuità con il racconto del vecchio, un mondo ormai irrimediabilmente spezzato in mille terziarizzazioni. Commovente è il racconto di fronte alla Lancia di Borgo San Paolo occupata: lui, l'anziano che assisteva all'occupazione aveva conosciuto ël prufesur (Gramsci) e si ricordava che era successa la stessa cosa quarant'anni prima (botte arresti, accordi non votati), nel '22. La differenza è che non si ripeteranno più le lotte epiche, perché ormai parcellizzata in mille forme diverse di inquadramento la forza dei lavoratori è disgregata. L'elemento comune che potrebbe invece essere spunto per un nuovo periodo di lotte riguarda il mezzo: l'intenzione originale di Gobetti e Fofi era infatti quella di servirsi del film come di uno strumento di lotta, intento che fu applicato con maggior esperienza nei 35 giorni: sono documenti in letargo pronti a riemergere in qualunque momento nel quale il controllo sull'informazione non potrà mantenere il silenzio tanto a lungo e come diceva John Carpenter in polemica con Dario Argento (poco descritta negli articoli del giorno dopo di una stampa prezzolata, che dimentica anche la dichiarazione anarcoide del regista americano) il cinema può intervenire sulla realtà, dirigerla, cambiare il gusto ed il comportamento delle persone. Appunto: far emergere una coscienza di classe anche laddove ormai non c'è più nessuna classe, ma un grande disagio.

Si tratterebbe ora non più di descrivere le lotte, bensì di provocarle. Un salto qualitativo che trova i nostri documentaristi senza maestri, perché un tempo i Gobetti agivano in un contesto diverso, senza spazi, perché apparentemente ogni cassa di risonanza è negata (però un evento festivaliero come quello appena trascorso dimostra che c'è ancora modo di esprimersi raggiungendo un buon numero di persone), senza mezzi, perché per attirare pubblico ci vogliono spettacolari forme espressive, senza linguaggio, perché questo risulta retorico per quanto sofisticato e adeguato ai canoni televisivi e innovativo, soprattutto nel montaggio.

Alla Porta 5 lungo i 35 giorni si formò l'ultima campagna di controinformazione

Ritorno all'inizio dell'ipertesto: Potere Operaio

    visto al Torino Film Festival No rights reserved © 1999