Reporter

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


Cerca nel sito


Iscriviti alla nostra mailing-list: inserisci qui sotto il tuo indirizzo e-mail

Reporter
reportage da festival ed eventi, interviste e incontri
<<< torna al sommario

Viewfest: Torino 2008

Come dice l'adagio popolare? "Morto un papa, se ne fa un altro"
Non abbiamo fatto in tempo ad affezionarci al Resfest che già ne dobbiamo fare l'elogio funebre.
E dire che noi ci eravamo non solo affezionati: ci eravamo letteralmente innamorati. Un colpo di fulmine!
Bisogna dire però che non siamo stati single a lungo.
Quest'anno è stato infatti inaugurato il Viewfest, sorta di copia del Resfest maggiormente aperta al mondo delle arti figurative e delle performance.

L'apertura è avvenuta in un contesto decisamente originale: il parco dell'astronomia e dello spazio di Pino Torinese. Sono state presentate le opere dell'italiano Alessandro Scali e del sudafricano Robin Goode che hanno dato vita a una sorta di arte "invisibile", almeno a occhio nudo. La loro NanoArt, fruibile solo attraverso le lenti del microscopio, ci mostra l'efficacia della chiave per il paradiso ovvero il cammello che passa attraverso la cruna dell'ago. A questa si aggiungono il fuoco amico (l'ogiva di un proiettile sul quale è inciso I'm sorry) o l'avvertenza Scemo chi legge. Il dubbio che permea lo spettatore della mostra e più in generale di tutta l'arte contemporanea è: tutto ciò è un divertissement a cui posso adeguarmi godendo dello spettacolo o piuttosto è una spocchiosa presa per il culo? Mah?!


Ma veniamo al dunque.
Quello che stavamo aspettando erano le opere in digitale e bisogna dire che la vasta selezione ci ha soddisfatto.

Si parte con due documentari, genere che è passato in brevissimo tempo dal ruolo di cenerentola a quello di principessa delle manifestazioni cinematografiche.
Il primo è The Beirut apartment del torinese Daniele Salaris. Un'opera asciutta, decisa, senza sbavature e interessantissima. L'idea di base è molto semplice: affittato un appartamento a Beirut lo si lascia libero per le persone che vogliano farsi intervistare in una specie di video confessionale in cui non si discute solo del proprio orientamento sessuale (secondo l'art. 534 del codice penale libanese, l'omosessualità è un reato perseguibile con l'arresto) ma anche della società, della religione e della guerra.




Youssef, Maha, Faisal e Rachid sono le quattro voci (ma soprattutto i quattro volti) di questa narrazione. Differenti estrazioni sociali, differenti religioni, differente provenienza: unico punto in comune l'essere omosessuali. A tratti perfino divertente, il documentario di Salaris è sorretto da un ritmo veloce e da un'ottima colonna sonora ma quello che fa la differenza sono le testimonianze dei quattro. Non si può non sorridere (o inorridire) per il fatto che Youssef, di famiglia ricchissima, si vestisse benissimo quando usciva sotto ai bombardamenti del 2006, nel caso fosse il suo ultimo giorno; o Maha che "ritrova" la quotidianità nel momento in cui riprende la guerra; o Faisal che racconta delle sue prime esperienze alla scuola coranica; o Rachid, che ha detto della sua omosessualità alla sorella ma non ai genitori e che si sposerà (secondo una pratica che sembra abbastanza diffusa) con una donna quando avrà 30/35 anni per mettere su famiglia - perché a Beirut, come diceva Maha, puoi essere famoso, ricco e con un lavoro splendido, ma se non hai figli, non sei nessuno.

Il secondo documentario è Surfin' Torino di Chiara Pacilli e Davide Dileo. Il buon Boosta a spasso per la città incontra un sacco di persone interessanti e chiede come sia cambiata Torino rispetto agli anni ottanta. E tutti questi personaggi interessanti gli dicono che la crisi della Fiat non ha fatto che bene alla città, che ha sviluppato un nuovo indotto: quello del divertimento. Eh sì, perché se eri un operaio Fiat e ti hanno licenziato adesso che non c'hai più un cazzo da fare significa che hai anche un sacco di tempo libero e quindi puoi divertirti o, meglio ancora, diventare un imprenditore del divertimento. Ecco perché in 20 anni i pub, birrerie e localini vari sono cresciuti del 300 per cento - viene però da chiedersi se la recessione verso cui galoppiamo non modificherà nuovamente l'andamento cioè, se io guadagno 1000 euri al mese e ci pago mutuo, bollette, mangiare e benzina, non è che ogni venerdì o sabato posso andare a sfancularmi 50 euri in divertimento perché, semplicemente, non li ho e allora come cazzo è che c'è sempre sto marasma di gente in giro? Cos'è, evadono? Non pagano le tasse?... ah, ecco!
Boosta potrebbe tranquillamente fare l'attore, ne ha l'appeal, ma dovrebbe dimenticarsi di Magnum P.I. ed evitare di ammiccare allo spettatore ogni 3 minuti; Chiara Pacilli fa una scelta dei nomi che contano e, guarda caso, i volti che coprono il 70 per cento del documentario sono di Radio Flash e Hiroshima mon amour. Consideriamo poi che il taglio è quello di Non Solo Moda, con riprese a sghimbescio di tutte le opere d'arte contemporanea di Torino e idoneo sottofondo intervallato dalle interviste. Eccetto l'onnipresenza di Ferrario, il documentario potrebbe risultare una buona marchetta per Torino, a patto di tagliarlo un po'.
Memorabile Fruttero: ma chi sono questi creativi? Quando mi chiedono se sono un creativo io rispondo di no; IO FACCIO, NON CREO.



Le visioni della giornata sono poi proseguite con una selezione del Siggraph, ovvero la più importante manifestazione per quanto concerne la computer grafica. A farci da cicerone era presente in sala Sebastian Sylwan, technology director del CAF, che non è il trittico politico degli anni ottanta, bensì il Computer Animation Festival. Tutti un po' stupiti della padronanza della lingua italiana di questo vichingo californiano, scopriremo solo in seguito che ha vissuto per anni in Italia ed è uno dei fondatori di Lumiq, uno fra i più importanti studios del belpaese.
Piccolo neo del View: non c'è il filmato d'apertura come invece ci aveva abituato il Resfest. Sigh!
Ma bando alle ciance e via con i fuochi d'artificio.

Il primo corto è già cult visto il suo protagonista, Scrat, lo scoiattolo dell'Era Glaciale. Questa volta è alle prese con una macchina del tempo che trasporterà lui e l'amata ghianda attraverso una serie di situazioni esilaranti, dal Colosseo di Ben Hur, alla foresta di Excalibur, passando per l'iceberg del Titanic, la ghigliottina della Rivoluzione francese, il treno dei western fino a un futuro in cui campeggia un'enorme quercia carica di ghiande. Un sogno. O un incubo? Tra le altre cose presenti, Raymond degli enfant terribile di The Mill e già presenti nella scorsa edizione; Ark del polacco Jonkajtys, premiato come miglior corto in 3D, in cui l'esodo del genere umano per scampare a un virus mortale è condotto da un eroe a sua volta infettato. Ma la linea tra la fantasia e la follia è più che labile.



E poi A Gentlemen's duel in cui, in un'orgia steampunk, i due pretendenti si contendono la popputa contessa ma è cosa risaputa che tra i due litiganti sia il terzo a godere.

E, per quanto mi riguarda, il capolavoro della giornata, En tus brazos.
Splendido e struggente, un tango d'amore e morte. Un ballerino formidabile che per un incidente è costretto sulla sedia a rotelle.
Ma per tornare a "vivere" basta poco: "Non lasciarmi. Tienimi tra le tue braccia".
Da lacrime, giuro.

Per quanto concerne invece la selezione delle opere di ArtFutura, manifestazione spagnola dedicata all'animazione 3D, si sono potuti ri-apprezzare Codehunters, spettacolare via di mezzo tra manga e Tank girl che si era già visto in occasione degli MTV awards Asia; Canard, corto dalle atmosfere kafkiane; Dog days del già affermato fratello del dj Etienne De Crecy, Geoffroy; lo spassoso Fetch con il cane più "scazzato" che si sia mai visto al cinema e, infine, il capolavoro assoluto di questa edizione del Viewfest, che ha scatenato applausi a scena aperta, realizzato da un combo francese da tenere assolutamente d'occhio, Gobelins. Oktapodi, ovvero Indiana Jones versione polpo.

Saluti
Fulvio Faggiani

 










Archivio:
2005
2006