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Zabriskie point
Anno: 1970
Regista: Michelangelo Antonioni;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: ITALIA-USA;
Data inserimento nel database: 02-12-2003


La grande guerra

Zabriskie point. Michelangelo Antonioni. 1970. ITALIA-USA.

Attori: Mark Frechette, Daria Halprin, Rod Taylor, Paul Fix, G.D. Spradlin, Harrison Ford

Durata: 112'

 

 

Zabriskie point è il punto di massima depressione geologica negli Stati uniti. Qui, nella cosiddetta Valle della Morte, s’incrociano i destini di due ragazzi, quello di Mark, giovane in fuga con un aereo rubato dopo una rivolta studentesca a L.A., e quello di Daria, segretaria di un appaltatore e che sta raggiungendo a Phoenix a bordo della sua auto. Dopo essersi incontrati, aver fatto l’amore ed essersi separati, Mark porta indietro l’aereo rubato, ma è freddato dalla polizia prima ancora di scendervi, mentre Daria, apprendendo della notizia dalla radio, si allontanerà dalla casa dell’imprenditore immaginandone l’esplosione.

Fuga, scelta individuale, amore, consumismo e morte. I temi cari ad Antonioni sono tutti miscelati con perfetto dosaggio in Zabriskie point, manifesto di un’utopica sconfitta della società dei consumi. Il regista, abbandonata ogni confidenza con il carrello, pianta la cinepresa distante dagli avvenimenti, lontana dai personaggi, ponendo maggiormente l’accento nel rapporto tra piccolo e grande, tra individuo e mondo. Il deserto come metafora del vuoto nel quale gli incontri hanno un significato particolare, si oppone nella seconda fase del film alla città che occupa invece tutta la prima parte, descritta solo attraverso le inquadrature d’insegne pubblicitarie, per la verità inquadrate con la stessa volontaria caoticità visiva usata nella sequenza con la quale si apre il film, durante una riunione del collettivo universitario, anche questo come gran supermercato delle idee collettive dal quale Mark si allontana. Incontro tra cielo e terra, nascita dell’amore a seguito della morte. Fine del soggetto e predominio della merce.

Sceneggiatura a più mani (Tonino Guerra e Sam Shepard oltre al regista) e di poche battute, che lascia più spazio alla fotografia (Alfio Contini), all’immagine ed alla sua metafora. Il film si distingue per due importanti scelte tecniche oltre che per i temi cari al regista italiano: la scena d’amore fra i due protagonisti a Zabriskie point è poeticamente teatrale, emozionante e simbolica, perché mentre i loro corpi si confondono e si fondono fra le secche dune del deserto, spuntano altre coppie d’amanti e si moltiplicano, come se fosse un’esplosione, la propaganda dell’amore, ma in più il fatto che Jerry Garcia, chitarrista dei Grateful Dead, abbia composto le musiche in sincrono dal vivo, dimostrano tutto il genio di un lavoro come questo. L’ultima parte invece, quella in cui Daria immagina di veder saltare in aria appartamento, mobili ed accessori del suo capo, è stata girata con 17 macchine da presa tutte pronte a filmare la stessa esplosione da altrettante inquadrature e con altrettante velocità di ripresa. La colonna sonora poi, è da invidia: Grateful Dead, Pink Floyd, The Kaleidoscope…

Cameo per Harrison Ford mentre Mark Frechette (che interpreta Mark il protagonista) dopo un salto in Italia morì in una rapina assieme alla sua ragazza (da un appunto di Goffredo Fofi letto su Film Tv)

 

 

Bucci Mario

[email protected]