The devil in Miss Jones. Gerard Damiano. 1973. USA.
Attori: Georgina
Spelvin, Harry Reems, John Clemens, Marc Stevens
Durata: 68’
Justine Jones, affacciata alla finestra, vede un uomo
andar via. Abbassa le tapparelle. Si guarda allo specchio ed entra nella vasca
da bagno. Decide di togliersi la vita tagliandosi le vene con una lametta.
Confusa, Miss Jones si ritrova in una grande stanza ammobiliata alla presenza
del diavolo che le dà la possibilità d’essere inziata ai piaceri della carne.
Poiché suicida vergine, Miss Jones impara i piaceri del sesso maschile e di
quello femminile, dell’autoerotismo e dei rapporti misti e di gruppo. Alla fine
della giostra, Justine è però condannata a non raggiungere mai l’orgasmo
ed a masturbarsi inutilmente per tutta la vita.
Zoom all’indietro che attraversa
la finestra e passa nella stanza da letto. Il volto della donna non è a favore
di campo. Va vicino ad un mobile e si riflette in uno specchio. Adesso è a
favore di campo, il suo riflesso melodrammatico: questo è l’inizio di uno dei
più grandi porno esistenziali mai prodotto. Il gesto del suicidio, l’ossessiva
macchina da presa che non può indugiare, ma che nella sua semplicità del vedere
non rinuncia alla capacità di far vedere altro: l’inquadratura dall’alto sui polsi
che sanguinano, la perdita metafisica della verginità e la morte della carne
candida. La morte all’origine del sesso dunque, la morte del corpo, il rasoio
in p.p. sulla vasca, la m.d.p. che non indugia sul taglio, la penetrazione
lenta della carne… Importante è a questo punto anche la realizzazione scenica
del passaggio, la differenza tra la vita piatta e spoglia che descrive
l’ambiente che vede il suicidio, e l’eleganza dell’ambiente nel quale il
diavolo è in attesa di ricevere la vittima. Dopo il grande successo di Gola
profonda (1972) il film che ha aperto la strada del porno ai ceti più alti,
alle elite intellettuali cinematografiche, Damiano costruisce un’altra serie
d’incontri dall’altissimo valore simbolico, un folgorante capolavoro [i]
che passa dall’adorazione fallica maschile ai piaceri saffici, dalla
dissacrazione dei tabù (la scena con il serpente, simbolo cattolico della
tentazione e spesso del peccato) all’autoerotismo (eseguito con un tubo che
spruzza acqua o con la frutta). Memore ancora delle traduzioni freudiane e dei
percorsi tracciati dal marchese De Sade (già evidenti nella scelta del nome
della protagonista), il regista non tralascia la critica ai tabù cattolici:
memorabile la sequenza con il serpente, il dettaglio della bocca di Georgina
Spelvin è forse il momento di massimo erotismo dell’intera pellicola. Damiano
stesso appare in tutta l’ultima sequenza come interlocutore folle di miss
Jones, prima di un carrello all’indietro che scompare dietro uno squarcio
(vaginale) dal quale lo spettatore osserva miss Jones masturbarsi senza freno
alla ricerca di un irraggiungibile orgasmo della fantasia, l’amore forse. È
questa fotografia finale, questo squarcio sul nero che svela una donna alle
prese con il proprio sesso ed il regista che riflette su ciò che esso
rappresenta, entrambi chiudendo gli occhi, è questa l’immagine di tutta la
prima cinematografia di Gerard Damiano. Chiudi gli occhi e vedrai…Le
arie malinconiche che accompagnano la (felice) (triste) discesa agli inferi
furono composte da Alden Shuman. Georgina Spelvin, una delle poche pornostars
in grado di recitare, assieme ad un’altra grande star dello stesso valore,
Harry Reems…ma si tratta di tutta un’altra scuola, impareggiabile. La frase di
lancio della pellicola fu Se devi andare all’inferno… vacci con un motivo
[ii],
mentre il titolo scelto allude ad un gioco di parole fatto sul titolo di uno
spettacolo teatrale che stava riscuotendo in quell’anno grande successo a
Broadway e che si chiamava The Devil and Miss Jones [iii].
Secondo Variety, la pellicola raggiunse il sesto posto negli incassi in
America [iv]
nell’anno di uscita nelle sale.
Bucci Mario
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