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La sparatoria - The Shooting
Anno: 1966
Regista: Monte Hellman;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

La sparatoria. Monte Hellman. 1966. U.S.A.

Attori: Warren Oates, Jack Nicholson, Millie Perkins, Will Hutchins

Durata: 82’

Titolo originale: The Shooting

 

 

Una donna fredda ed ambigua assolda due minatori per farsi scortare fino ad una cittadina di là del deserto. Uno di loro è un cacciatore di taglie che ha deciso di dedicarsi al lavoro nella miniera mentre l’altro è il suo amico che stupidamente s’innamora di lei. A metà strada dalla meta i piani della donna cambiano: piuttosto che raggiungere la città decide di seguire le tracce lasciate da qualcuno che procede in anticipo sul loro gruppo ed un terzo uomo, un killer professionista ed assoldato precedentemente dalla donna, si aggiunge al terzetto con il pretesto di proteggerla. In realtà la donna è in cerca di vendetta dopo che un uomo, ubriaco, le ha ucciso il marito ed il figlio. Quest’uomo è il fratello gemello del cacciatore di taglie.

Western anomalo e psicologico (del genere sono espliciti solo i costumi e le ambientazioni) girato a basso costo in contemporanea di un altro lavoro dello stesso regista: Colline blu, entrambi prodotti dal regista e dall’ancora giovane Jack Nicholson. Ambientato praticamente tutto nel deserto, in groppa a cavalli che faticano ad arrivare a destinazione, sembra di assistere ad un road movie atipico (la strada è solo una meta) e recitato in concreto da solo quattro attori. Finale meno scontato di quanto si mostri in apertura (si capisce immediatamente che il vero obiettivo della donna è di uccidere il fratello del cacciatore di taglie) che sorprende lo spettatore con l’idea del gemello, freddato dalla donna in una sequenza (rallentata) che ricorda alla lontana quella di Duello al sole (1946) di Vidor, spogliata di quel dramma manieristico e spettacolare che l’aveva contraddistinta. Essenzialità del mito cinematografico, antispettacolarità ed antieroismo sono i cardini di una porta che si affaccia su un modo nuovo e diverso di raccontare il western; tempi lunghi ed ariosità del paesaggio (il deserto dello Utah in questo caso) sono fini sia ai tempi di realizzazione del film (che in un primo momento hanno inciso sulla discesa del regista nel regno della serie B) che a quell’essenzialità che proprio il western classico sembrava aver dimenticato. Sceneggiatura minima e per questo solidissima (quasi ferma allo stadio di soggetto) di Carol Eastman che firma con lo pseudonimo di Adrien Joyce.     

 

 

Bucci Mario

        [email protected]