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La nube Anno: 1998 Regista: Fernando Solanas; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Argentina; Data inserimento nel database: 08-09-1998
La nube
La nube
di Fernando Solanas
Con Eduardo Tato Pavlowsky, Angela Correa, Christophe Malavoy
Buenos Aires. Un vecchio ma glorioso teatro, "Lo specchio", rischia di essere demolito per fare posto ad un centro commerciale. Ad opporsi, occupandolo, il direttore nonché capocomico, Max (Eduardo Tato Pavlowsky, vero attore nonché autore di teatro, "una specie di Dario Fo argentino", ci dice il regista in conferenza stampa), aiutato da uno sparuto gruppo di attori.
Il vecchio ed il nuovo. La cultura ed il potere. La società, cui l'arte è da sempre "specchio". Il teatro indipendente. La politica. Questi i tanti temi che si intrecciano in un film molto vivo, dalle tante storie e dai tanti registri narrativi che mai seguono un vero filo logico, come è nella vita. In una Buenos Aires dove tutto va al contrario, dove i colori sono quasi scomparsi (la pellicola è talmente decolorata da sembrare in bianco e nero), dove piove da 1600 giorni e le radio indipendenti coesistono con una polizia corrotta che estorce il pizzo ed uccide a sangue freddo, c'è ancora spazio per chi cerca di resistere all'uniformizzazione, per chi vuole rivendicare la propria diversità, la propria identità? Attraverso la voce di Max così come quella di Enrique, drammaturgo, Solanas ci prende per mano e ci porta nelle strade di un paese che ama mostrandoci tutti i suoi aspetti, tutti i suoi personaggi, compresi quelli "grigi che attendono invano un cambiamento che non arriva". Una riflessione serena ma decisa sull'Argentina di Menem, sul cinema, sul teatro, sull'arte. Sul progresso che, ci dice Solanas, "non arriva in modo lineare e sistematico, ma in modo confuso".
Isolando un frammento del film, colgo un'altra riflessione sui mass-media, in questo contesto più come parte del tutto (rappresentano infatti il "nuovo": l'attore del teatro che capisce dove soffia il vento e abbandona per andare a recitare nelle telenovelas) che come nota a sé stante. Tuttavia, il giorno dopo "The Truman Show", non può sfuggire: "Appaio in tv, dunque esisto", dice Enrique al giovane che vuol lavorare in televisione. Riflessione amara, per chi è sempre vissuto per e nel teatro. Ma verissima, purtroppo.
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