La
maschera della Morte Rossa. Roger Corman.
1964. USA.
Attori: Vincent
Price, Hazel Court, Jane Asher, David Weston, Patrick Magee
Durata: 86’
Titolo originale: The
masque of the Red Death
Italia. XII secolo. Un’anziana donna incontra nella
foresta un uomo in abito rosso che le consegna una rosa dopo averla tramutata
dal bianco al rosso. L’uomo gli ordina di portarla in paese promettendo al
popolo il giorno della liberazione dalla tirannia del ricco e cinico principe
Prospero. Il principe è di passaggio in città e viene offeso da due uomini che
porta con sé nel suo castello, assieme ad una donna figlia di uno e fidanzata
dell’altro. Scopre però che la vecchia ha contratto la peste: la morte rossa.
Il castello si chiude in se stesso, considerato al sicuro dal contagio vieta
l’accesso a chiunque provenga da fuori. Una sera, costretta a togliersi la
croce che portava al collo, la donna la ritrova insanguinata e scopre, la
stessa notte, che il principe è una specie di vampiro adoratore di Satana. Il
principe obbliga i due uomini a darsi battaglia come gladiatori ma poi, durante
una festa, li costringe a tagliarsi con dei coltelli dei quali solo uno ha la
lama avvelenata. Il padre della ragazza prova ad uccidere il principe Prospero
ma è trafitto dalla sua spada. Il fidanzato riesce però a fuggire e nel bosco
incontra l’uomo vestito di rosso che gli dice di tornare nel castello. Durante
la festa in maschera organizzata dal principe con i suoi commensali, un altro
principe, vestito da scimpanzé, viene appeso ad un lampadario e gli viene dato
fuoco dal nano Rospo. Prospero si accorge che tra le maschere ve ne è una
vestita di rosso e poiché aveva vietato di indossare quel colore alla festa, lo
insegue e scopre che è la morte. Il contagio è arrivato anche a corte e solo
una manciata di uomini si salvano dal passaggio della peste.
Girato in Inghilterra e ispirato sicuramente alle
bergmaniane riflessioni medievaliste de Il settimo sigillo
(1956), ed a due racconti di Edgar A. Poe [i]
(del quale Corman ha portato sullo schermo parecchi altri titoli che a loro
volta hanno caratterizzato un periodo specifico della sua filmografia) il film
di Corman affascina, senza uso di effetti speciali (con il riciclo anzi sempre
degli stessi interni), per intensità narrativa (sorretta non solo dalla
presenza di Vincent Price) e per la capacità che ha questo regista di trattare
temi universali senza ma scadere nel manierismo di genere. La morte non ha
volto finchè non è la tua morte. Il maestro dell’anti-hollywood, in questo
tassello che compone il mosaico dedicato a Poe, mette in scena uno scontro
teologico senza soluzione, un confronto tra bene e male nel quale il simbolo
della peste, il contagio della morte rossa, è il senso del destino apocalittico
che vive a prescindere dai giudizi. La maschera della Morte Rossa è una
pellicola soprattutto politica: l’atteggiamento di un tiranno dal cuore freddo,
che mostra insieme Sade e Machiavelli, al quale atteggiamento corrisponde la
morte d’umili e principi, di degni e indegni… e l’Oscurità e il Decadimento
e la Morte Rossa ebbero illimitato dominio su tutto. Horror in costume
intellettuale ed umorale, fedele all’idea del regista secondo la quale anche
l’ironia può essere intesa come elemento corrosivo nel cinema horror [ii],
La maschera della Morte Rossa ha diverse invenzioni (citazioni)
narrative che hanno arricchito anche altre grandi opere di poeti e visionari
del cinema. Nella descrizione degli orgiastici festeggiamenti nel castello,
soprattutto quelli che arricchiscono la vita di corte nella prima parte della
pellicola, non poche le affinità con l’ultima festa organizzata da Marcello
Rubini (Mastroianni) ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini, ma
anche con Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo
Pasolini, nell’irridente, volgare ma anche cruda descrizione politica di
un’autorità fine al proprio male ed a quello altrui. L’ultima danza, la danza
della morte, è ricordata invece in Nosferatu il principe della notte
(1978) di Werner Herzog mentre l’abbraccio mortale della folla danzante è
chiaramente ripreso negli zombi di George A. Romero così come ne Il demone
sotto la pelle (1975) di David Cronenberg (il finale nella piscina). La
fotografia di questa pellicola è affidata al futuro regista Nichoals Roeg,
mentre il principe che, vestito da scimpanzé muore tra le fiamme appiccate dal
nano, è Patrick Magee, il medico ridotto vedovo sulla sedia a rotelle dalla
banda di Alex in Arancia meccanica (1971) di Stanley Kubrick.
Bucci Mario
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