Intrigo
internazionale. Alfred
Hitchcock. 1959.
USA.
Attori: Cary Grant, Eva
Marie Saint, James Mason, Martin Landau, Leo G. Carroll, Jessie Royce Landis
Durata: 136’
Titolo
originale: North
by northwest
New York. Il signor Roger Thornhill è un pubblicitario di
successo che un giorno, scambiato per George Kaplan, viene rapito da due brutti
ceffi e condotto nella villa del signor Townsend. Qui il proprietario di casa
ordina ai suoi scagnozzi di eliminarlo e questi, facendolo ubriacare, provano a
far cadere la sua auto in un dirupo. Roger, scappando agli aggressori, viene
arrestato dalla polizia stradale in stato di ubriachezza ed una volta al
commissariato denuncia l’accaduto. La polizia non gli crede ma decide
ugualmente di dare un’occhiata alla villa nella quale, in assenza del
proprietario, viene interrogata la moglie la quale riconosce in Roger il signor
Kaplan. Roger decide allora di andare nell’albergo dove questo Kaplan dovrebbe
trovarsi e indossando i suoi vestiti, decisamente più corti, comprende che vi è
stato uno scambio di persone. Raggiunto da una telefonata degli scagnozzi di
Townsend, Thornhill fugge a bordo di un taxi in direzione del palazzo delle
Nazioni Unite, dove il signor Townsend lavora. Qui scopre che l’uomo in
questione è un altro, ma è ucciso con una pugnalata alla schiena e Roger
diventa il sospettato principale dell’omicidio, poiché fotografato con l’arma
in pungo. In uno studio a Washington, un gruppo di uomini capeggiati dal
Professore intuisce che il povero Roger Thotnhill è stato scambiato dalla spia
Vandamm (l’uomo che si era finto Townsend nella villa) come George Kapland,
uomo del controspionaggio inventato dall’organizzazione del Professore per
incastrare la spia. Rifugiatosi in un treno per Chicago invece, Roger viene
aiutato dalla bionda Eva Kandall la quale si mostra interessata a lui per
trascorrere in sua compagnia il viaggio e la notte. La donna in realtà fa parte
dell’organizzazione di spie di Vandamm e al mattino, giunti nella stazione di
Chicago, dà un falso appuntamento a Roger per incontrare Kaplan. Giunto sul
posto, in aperta campagna, Roger è minacciato da un aereo che cerca di
ucciderlo a colpi di mitragliatrice. Rifugiatosi sotto un’autocisterna che ha
provato a fermare lungo la strada, Roger sfugge all’aggressione perché l’aereo
si schianta contro il grosso automezzo. Rubata l’auto di un contadino, Roger fa
ritorno nell’albergo dove si trova Eva e intuisce che lei non gli ha detto la
verità. Fingendo di farsi una doccia, la segue poco dopo ad un’asta d’antiquariato
dove scopre la donna in compagnia di Vandamm. Qui Roger, mosso dalla gelosia
per lei, minaccia Vandamm ma, accerchiato dai suoi uomini, è costretto a
fingersi indisponente contro il battitore per essere allontanato dalla polizia.
Nell’auto di questi confessa di essere l’assassino di Townsend ma i poliziotti,
avvertita la centrale, vengono dirottati all’aeroporto: Roger Thornhill/Gorge
Kaplan è una questione dei servizi segreti. Ad attenderlo all’aeroporto si fa
trovare il Professore il quale gli spiega come stanno i fatti e gli chiede di
impersonare per altre ventiquattro ore il fantomatico signor Kaplan. Roger è
pronto a rifiutare ma il Professore, per convincerlo, gli svela che Eva è
un’infiltrata del controspionaggio ormai nelle mani di Vandamm. Partono
entrambi per il Sud Dakota, verso le montagne Rushmore, dove Vandamm ha una
villa e da dove prenderà il volo per vendere segreti militari al nemico. Giunto
sulle montagne Rushmore, Roger ottiene un appuntamento con Vandamm e, cercando
di prendere per sé Eva, viene sparato in pubblico da questa. Poco dopo il
Professore lo porta in un bosco dove Roger incontra Eva, che in realtà gli
aveva sparato a salve per non essere scoperta da Vandamm. Il volo è organizzato
per la notte e Roger viene chiuso in una stanza di ospedale perché non più
utile al proseguo delle indagini. Approfittando di un momento in cui è lasciato
solo, Thornhill scappa dall’ospedale e si reca nella villa di Vandamm dove
assiste alla scena in cui l’assistente di Vandamm dimostra al suo capo che
l’arma usata da Eva era in realtà caricata a salve. La spia decide di
concludere la questione con la donna in volo, ma poco prima di salire
sull’aereo Roger riesce ad avvertirla del fatto che è stata scoperta,
lanciandogli un pacco di cerini vicino ai suoi piedi. Mentre tutti si recano
sulla pista di volo, Roger è scoperto dalla governante di Vandamm e tenuto
sotto minaccia da una pistola. Poiché caricata a salve però, l’uomo riesce a liberarsi
della donna, a recuperare Eva e fuggire a bordo di un’auto, con una statua
nella quale sono custoditi microfilm militari. Giunti sulle montagne Rushomre,
sulle quali facce dei presidenti americani i due si arrampicano per sfuggire
agli inseguitori, dopo aver eliminato Vandamm, Roger ed Eva si trovano in
bilico, ad un passo dalla morte, spinti dall’assistente della spia.
L’intervento della polizia, che spara all’uomo, salva la coppia che può
finalmente partire per un viaggio passionale.
Fra tutte le pellicole girate in America,
dopo la lunga esperienza in Gran Bretagna, Intrigo
internazionale è il miglior esempio
di spy movie realizzato dal maestro
della suspence in questo paese (e che per certi versi è il corrispettivo
americano de Il club dei trentanove
(1935) girato invece in Inghilterra). Come al solito Alfred Hitchcock prende un
uomo tra la folla (le immagini di apertura) e, facendolo diventare un caso di
scambio di persona, fa in modo che gli eventi si accaniscono su di lui. Ancora
una volta dunque, si tratta di una sorta di storia di formazione (l’uomo è molto
legato alla madre ad inizio film, e si appresta al matrimonio a fine pellicola)
raccontata questa volta con molta più ironia (soprattutto attraverso i dialoghi
“spinti” di Roger ed Eva) ma soprattutto
con un dosaggio dei colpi di scena così calibrato da mantenere sempre alta la
tensione del pubblico, per oltre due ore. Il tema della coppia è altresì
centrale almeno quanto quello dell’intrigo cui fa riferimento il titolo, dove
due persone si conoscono mentendo, si amano nella stessa maniera, e solo dopo aver
superato diverse prove (e cambi di personalità) possono finalmente sparire
nella galleria del matrimonio (allusione sessuale). Il film è concentrato
ovviamente sulla figura maschile interpretata dall’ottimo Cary Grant, ma è
molto importante anche il carattere di Eva, donna che ha amato la persona
sbagliata (Vandamm) e che il destino ha messo di fronte invece al vero amore
(Thornhill). Siamo in piena guerra fredda (“la
guerra è una cosa bestiale, anche la guerra fredda”) e lo scambio delle
identità è uno dei sottotesti di una storia dall’esile sapore politico (Roger
altro non fa che inseguire un fantasma, il Kaplan che egli stesso ad un certo
punto è costretto ad interpretare) ma dagli alti elementi narrativi: è questo
infatti uno dei modelli migliori di costruzione di una storia di spionaggio
dove tutti non sono quello che sembrano (ma proprio tutti) e dove il destino
del paese è sempre in bilico, tra verità e menzogna, tra realtà ed eccesso di
finzione (le magnifiche ricostruzione troppo finte del monte Rushmore). A
proposito proprio dell’ultima, abissale sequenza, il regista esaspera il senso
critico della situazione ponendo i due protagonisti in bilico sul vuoto (come
aveva fatto già ne I sabotatori
(1942) con la Statua
della libertà) sfruttando quello che è l’effetto più alto della suspence: la
sospensione nel vuoto. Tra le sequenze più importanti, oltre il finale in
grande stile, sicuramente il duello tra cielo e terra in aperta campagna, tra
Roger in fuga cioè ed un aereo che all’apparenza sembra destinato alla
disinfestazione dei campi e che poco dopo è arma mortale nelle mani del nemico.
In questa occasione infatti, il senso di disagio e paura non è ottenuto dal
regista su immagini buie e claustrofobiche, ma addirittura solari e desolate,
in cui è il sapiente montaggio a far emergere una tensione che termina solo
quando l’aereo esplode dopo l’impatto sull’autocisterna. Abilmente montato dunque
(vedasi lo stacco finale dalla montagna al letto del treno) il film non perde
un colpo, mai e, girato in Vistavision, il film è anche un piacere per gli
occhi (l’inquadratura chilometrica quando Roger fugge dal palazzo dell’ONU). A
proposito del finale, così immediato, il regista commentò che si è trattato del più impertinente mai girato [i] da lui. Il tema
del voyeurismo non è centrale come in altre pellicola (su tutte ovviamente La finestra sul cortile (1954)) ma
qualcosa viene mantenuta quando Roger è all’esterno della villa, nella stessa
posizione dello spettatore in sala, di chi cioè è presente alla scena, ma non
può fare niente per cambiare gli eventi (perché è costretto ad
entrare/partecipare). Il regista, nello scambio/intervista con Fraçoise
Truffaut, aggiunge che avrebbe girato volentieri una scena nella quale Roger,
discutendo con un operaio in una fabbrica, dietro la quale si vedeva la catena
di montaggio per automobili, si ritrovava con un cadavere proprio in una di
quelle automobili. Scelse di non girarla poiché non era facile da inserire
nella storia. Ottimi tutti gli interpreti, da Cary Grant impacciato e man mano
sempre più deciso, a Eva Maria Saint, provocante e decisa, e da tutti gli
altri, mai sopra le righe, mai con una virgola fuori posto. Il regista, come da
consuetudine, appare per un istante proprio in apertura del film, quando le
porte di un autobus si chiudono lasciandolo a terra. Il titolo originale,
impossibile da tradurre, è tratto da l’Amleto
di William Shakespeare [ii], ed
indica nessuna direzione.
Bucci Mario
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