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Intrigo internazionale - North by northwest
Anno: 1959
Regista: Alfred Hitchcock;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Stati Uniti;
Data inserimento nel database: 22-06-2006


La grande guerra

Intrigo internazionale.  Alfred Hitchcock. 1959. USA.

Attori: Cary Grant, Eva Marie Saint, James Mason, Martin Landau, Leo G. Carroll, Jessie Royce Landis

Durata: 136’

Titolo originale: North by northwest

 

 

New York. Il signor Roger Thornhill è un pubblicitario di successo che un giorno, scambiato per George Kaplan, viene rapito da due brutti ceffi e condotto nella villa del signor Townsend. Qui il proprietario di casa ordina ai suoi scagnozzi di eliminarlo e questi, facendolo ubriacare, provano a far cadere la sua auto in un dirupo. Roger, scappando agli aggressori, viene arrestato dalla polizia stradale in stato di ubriachezza ed una volta al commissariato denuncia l’accaduto. La polizia non gli crede ma decide ugualmente di dare un’occhiata alla villa nella quale, in assenza del proprietario, viene interrogata la moglie la quale riconosce in Roger il signor Kaplan. Roger decide allora di andare nell’albergo dove questo Kaplan dovrebbe trovarsi e indossando i suoi vestiti, decisamente più corti, comprende che vi è stato uno scambio di persone. Raggiunto da una telefonata degli scagnozzi di Townsend, Thornhill fugge a bordo di un taxi in direzione del palazzo delle Nazioni Unite, dove il signor Townsend lavora. Qui scopre che l’uomo in questione è un altro, ma è ucciso con una pugnalata alla schiena e Roger diventa il sospettato principale dell’omicidio, poiché fotografato con l’arma in pungo. In uno studio a Washington, un gruppo di uomini capeggiati dal Professore intuisce che il povero Roger Thotnhill è stato scambiato dalla spia Vandamm (l’uomo che si era finto Townsend nella villa) come George Kapland, uomo del controspionaggio inventato dall’organizzazione del Professore per incastrare la spia. Rifugiatosi in un treno per Chicago invece, Roger viene aiutato dalla bionda Eva Kandall la quale si mostra interessata a lui per trascorrere in sua compagnia il viaggio e la notte. La donna in realtà fa parte dell’organizzazione di spie di Vandamm e al mattino, giunti nella stazione di Chicago, dà un falso appuntamento a Roger per incontrare Kaplan. Giunto sul posto, in aperta campagna, Roger è minacciato da un aereo che cerca di ucciderlo a colpi di mitragliatrice. Rifugiatosi sotto un’autocisterna che ha provato a fermare lungo la strada, Roger sfugge all’aggressione perché l’aereo si schianta contro il grosso automezzo. Rubata l’auto di un contadino, Roger fa ritorno nell’albergo dove si trova Eva e intuisce che lei non gli ha detto la verità. Fingendo di farsi una doccia, la segue poco dopo ad un’asta d’antiquariato dove scopre la donna in compagnia di Vandamm. Qui Roger, mosso dalla gelosia per lei, minaccia Vandamm ma, accerchiato dai suoi uomini, è costretto a fingersi indisponente contro il battitore per essere allontanato dalla polizia. Nell’auto di questi confessa di essere l’assassino di Townsend ma i poliziotti, avvertita la centrale, vengono dirottati all’aeroporto: Roger Thornhill/Gorge Kaplan è una questione dei servizi segreti. Ad attenderlo all’aeroporto si fa trovare il Professore il quale gli spiega come stanno i fatti e gli chiede di impersonare per altre ventiquattro ore il fantomatico signor Kaplan. Roger è pronto a rifiutare ma il Professore, per convincerlo, gli svela che Eva è un’infiltrata del controspionaggio ormai nelle mani di Vandamm. Partono entrambi per il Sud Dakota, verso le montagne Rushmore, dove Vandamm ha una villa e da dove prenderà il volo per vendere segreti militari al nemico. Giunto sulle montagne Rushmore, Roger ottiene un appuntamento con Vandamm e, cercando di prendere per sé Eva, viene sparato in pubblico da questa. Poco dopo il Professore lo porta in un bosco dove Roger incontra Eva, che in realtà gli aveva sparato a salve per non essere scoperta da Vandamm. Il volo è organizzato per la notte e Roger viene chiuso in una stanza di ospedale perché non più utile al proseguo delle indagini. Approfittando di un momento in cui è lasciato solo, Thornhill scappa dall’ospedale e si reca nella villa di Vandamm dove assiste alla scena in cui l’assistente di Vandamm dimostra al suo capo che l’arma usata da Eva era in realtà caricata a salve. La spia decide di concludere la questione con la donna in volo, ma poco prima di salire sull’aereo Roger riesce ad avvertirla del fatto che è stata scoperta, lanciandogli un pacco di cerini vicino ai suoi piedi. Mentre tutti si recano sulla pista di volo, Roger è scoperto dalla governante di Vandamm e tenuto sotto minaccia da una pistola. Poiché caricata a salve però, l’uomo riesce a liberarsi della donna, a recuperare Eva e fuggire a bordo di un’auto, con una statua nella quale sono custoditi microfilm militari. Giunti sulle montagne Rushomre, sulle quali facce dei presidenti americani i due si arrampicano per sfuggire agli inseguitori, dopo aver eliminato Vandamm, Roger ed Eva si trovano in bilico, ad un passo dalla morte, spinti dall’assistente della spia. L’intervento della polizia, che spara all’uomo, salva la coppia che può finalmente partire per un viaggio passionale.

Fra tutte le pellicole girate in America, dopo la lunga esperienza in Gran Bretagna, Intrigo internazionale è il miglior esempio di spy movie realizzato dal maestro della suspence in questo paese (e che per certi versi è il corrispettivo americano de Il club dei trentanove (1935) girato invece in Inghilterra). Come al solito Alfred Hitchcock prende un uomo tra la folla (le immagini di apertura) e, facendolo diventare un caso di scambio di persona, fa in modo che gli eventi si accaniscono su di lui. Ancora una volta dunque, si tratta di una sorta di storia di formazione (l’uomo è molto legato alla madre ad inizio film, e si appresta al matrimonio a fine pellicola) raccontata questa volta con molta più ironia (soprattutto attraverso i dialoghi “spinti” di Roger ed Eva)  ma soprattutto con un dosaggio dei colpi di scena così calibrato da mantenere sempre alta la tensione del pubblico, per oltre due ore. Il tema della coppia è altresì centrale almeno quanto quello dell’intrigo cui fa riferimento il titolo, dove due persone si conoscono mentendo, si amano nella stessa maniera, e solo dopo aver superato diverse prove (e cambi di personalità) possono finalmente sparire nella galleria del matrimonio (allusione sessuale). Il film è concentrato ovviamente sulla figura maschile interpretata dall’ottimo Cary Grant, ma è molto importante anche il carattere di Eva, donna che ha amato la persona sbagliata (Vandamm) e che il destino ha messo di fronte invece al vero amore (Thornhill). Siamo in piena guerra fredda (“la guerra è una cosa bestiale, anche la guerra fredda”) e lo scambio delle identità è uno dei sottotesti di una storia dall’esile sapore politico (Roger altro non fa che inseguire un fantasma, il Kaplan che egli stesso ad un certo punto è costretto ad interpretare) ma dagli alti elementi narrativi: è questo infatti uno dei modelli migliori di costruzione di una storia di spionaggio dove tutti non sono quello che sembrano (ma proprio tutti) e dove il destino del paese è sempre in bilico, tra verità e menzogna, tra realtà ed eccesso di finzione (le magnifiche ricostruzione troppo finte del monte Rushmore). A proposito proprio dell’ultima, abissale sequenza, il regista esaspera il senso critico della situazione ponendo i due protagonisti in bilico sul vuoto (come aveva fatto già ne I sabotatori (1942) con la Statua della libertà) sfruttando quello che è l’effetto più alto della suspence: la sospensione nel vuoto. Tra le sequenze più importanti, oltre il finale in grande stile, sicuramente il duello tra cielo e terra in aperta campagna, tra Roger in fuga cioè ed un aereo che all’apparenza sembra destinato alla disinfestazione dei campi e che poco dopo è arma mortale nelle mani del nemico. In questa occasione infatti, il senso di disagio e paura non è ottenuto dal regista su immagini buie e claustrofobiche, ma addirittura solari e desolate, in cui è il sapiente montaggio a far emergere una tensione che termina solo quando l’aereo esplode dopo l’impatto sull’autocisterna. Abilmente montato dunque (vedasi lo stacco finale dalla montagna al letto del treno) il film non perde un colpo, mai e, girato in Vistavision, il film è anche un piacere per gli occhi (l’inquadratura chilometrica quando Roger fugge dal palazzo dell’ONU). A proposito del finale, così immediato, il regista commentò che si è trattato del più impertinente mai girato [i] da lui. Il tema del voyeurismo non è centrale come in altre pellicola (su tutte ovviamente La finestra sul cortile (1954)) ma qualcosa viene mantenuta quando Roger è all’esterno della villa, nella stessa posizione dello spettatore in sala, di chi cioè è presente alla scena, ma non può fare niente per cambiare gli eventi (perché è costretto ad entrare/partecipare). Il regista, nello scambio/intervista con Fraçoise Truffaut, aggiunge che avrebbe girato volentieri una scena nella quale Roger, discutendo con un operaio in una fabbrica, dietro la quale si vedeva la catena di montaggio per automobili, si ritrovava con un cadavere proprio in una di quelle automobili. Scelse di non girarla poiché non era facile da inserire nella storia. Ottimi tutti gli interpreti, da Cary Grant impacciato e man mano sempre più deciso, a Eva Maria Saint, provocante e decisa, e da tutti gli altri, mai sopra le righe, mai con una virgola fuori posto. Il regista, come da consuetudine, appare per un istante proprio in apertura del film, quando le porte di un autobus si chiudono lasciandolo a terra. Il titolo originale, impossibile da tradurre, è tratto da l’Amleto di William Shakespeare [ii], ed indica nessuna direzione.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]

 



[i] Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi

[ii] Morando Morandini. Dizionario dei film 2004. Zanichelli