Il
pozzo e il pendolo. Roger Corman.
1961. USA.
Attori: Vincent
Price, John Kerr, Barbara Steele, Luana Anders, Anthony Carbone
Durata: 80’
Titolo originale: The
pit and the pendulum
Spagna. 1546. Francis Barnard, fratello della defunta
Elizabeth Medina, arriva dall’inghilterra nel castello di Nicholas Medina per
accertarsi delle cause della morte di lei. Il dottor Leon, medico privato di
Nicholas, lo mette al corrente del fatto che sua sorella Elizabeth è morta di
paura una volta fatto ingresso nella camera delle torture, allestita dal padre
di Nicholas quando esisteva ancora la Santa Inquisizione. Il ragazzo ha diversi
sospetti su Nicholas ma sua sorella Catherine cerca di fargli cambiare idea
raccontandogli del trauma che l’uomo ha vissuto da giovane: aveva assistito
alla scena del padre che uccideva e torturava la moglie e l’amante. Da quando
Elizabeth è morta Nicholas man mano sta impazzendo ed a farlo precipitare nella
follia sono anche diversi episodi che si verificano al castello e che sembrano
mostrare la presenza dello spirito della defunta: il clavicembalo che suona da
solo, un anello rinvenuto e la stanza di lei messa a soqquadro, convincono però
Francis che l’artefice di tutto sia proprio lui, Nicholas. Assieme al medico,
tutti decidono allora di verificare che Elisabeth sia stata seppellita da morta
e non da viva, com’era accaduto alla madre di Nicholas. Scoprendo la bara il
cadavere mostra i segni di un terribile soffocamento. Francis si deve ricredere
e comprende lo stato di follia ed abbandono nel quale versa Nicholas. Lasciato
solo con le sue angosce nella sua camera da letto, Nicholas è richiamato da una
voce femminile che lo conduce, attraverso i sotterranei, alla tomba di
Elisabeth. Dalla bara esce il corpo vivo della donna che lo insegue fino alla
camera delle torture dove l’uomo sviene. Subentra il dottor Leon che ha
macchinato tutto assieme ad Elisabeth, che si è fatta passare per morta, per
far impazzire Nicholas. La follia dell’uomo però lo porta ad identificarsi con
suo padre e così, colto dall’ira dell’adulterio, uccide Elisabeth chiudendola
nella vergine di ferro mentre il medico cade in un pozzo abissale. Francis,
ignaro di tutto, è scambiato da Nicholas per Bartolomeo, l’uomo che circuì sua
madre, e riesce a legarlo su un altare dove oscilla su di lui la pala affilata
di un pendolo. Catherine, con l’aiuto di un servo, riesce ad entrare nella
stanza dove suo fratello sta torturando Francis e riesce a liberarlo. Nicholas
cade nel profondo pozzo. Della morte di Elisabeth nella vergine di ferro
nessuno se ne accorge.
Secondo, dopo I vivi e i morti (1960), e ben
riuscito film di Roger Corman che appartiene al periodo dedicato alle
trasposizioni dei lugubri racconti del terrore di Edgar Allan Poe (questo
tratto dall’omonimo racconto Il pozzo e il pendolo, ma liberamente
sceneggiato da Richard Matheson). Sin dai titoli di testa, assolutamente
psichedelici, si comprende di essere di fronte ad un viaggio paranoico ed
allucinante che condurrà l’uomo, un perfetto Vincent Price, alla follia. Male
che genera male, all’interno di un ambiente, dall’atmosfera di contorto
barocco e greve gotico americano [i],
costruito sull’isolamento (tutto accade nel castello), l’adulterio e la tortura
(fisica fatta dal padre di Nicholas, mentale fatta dalla coppia d’amanti che lo
vogliono far impazzire). Con qualche effetto in più rispetto a quelle che
seguiranno (soprattutto quelle tratte dai racconti di Poe) questa pellicola
affascina anche per trovate e soluzioni tecniche affascinanti per l’epoca, come
la ricostruzione dei flashback, ottenuti dalla mascherina che chiude sugli
occhi di chi racconta ed una mascherina che sfila a destra come una pagina
girata, una lente sporcata che distorce e la stampa monocromatica in blu
del racconto; o come i primi piani attraverso filtri e distorsioni che
ritraggono Vincent Price nella sua malvagia responsabilità persecutoria
(fotografia di Floyd Crosby). A proposito dell’attore principale, Vincent Price
si muove in questa pellicola assolutamente a suo agio, anche quando, sopra le
righe, trascina lo spettatore in un percorso che man mano lo conduce sul
baratro dell’abisso: il male che trasforma la vittima in carnefice. Da quando
scopre il cadavere della moglie, fino alla sua morte, è tutto un crescendo di
maschere che si alternano sul suo viso senza che però mai una possa avere
davvero il sopravvento sull’intera storia (soprattutto grazie alle scenografie
deliranti). La presenza dell’ambiente, costruito ed ottenuto dalla coppia
Crosby (fotografia) Haller (scenografie), diventerà caratteristica di tutte le
pellicole tratte da Poe e realizzate da Corman, esaltate nella variazione
minima dei particolari, di dati minimi, solchi impercettibili in
tendaggi del tempo, vesti soffocanti di uno spazio mentale in cui lo
stesso teatro si riproduce [ii]
più volte. Per uno dei film più crudi dedicati dal regista al maestro del
terrore, la soluzione finale purtroppo è tutta in I diabolici (1954)
noir francese di Henri-Georges Clouzot. Ne è stato fatto un remake nel 1991
dal regista Stuart Gordon [iii].
Bucci Mario
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