Il
diabolico dottor Satana. Jesus Franco. 1961. SPAGNA.
Attori: Julie Hamilton, Howard
Vernon (John Sullivan), Diana Lorys, Conrado San Martin, Neil Jackson
Durata: 77’ (88’) min.
Titolo
originale:
Gritos en la noche
Hartog, piccola cittadina
spagnola (o francese??). Belle donne scompaiono con troppa frequenza e
l’ispettore Edgard Turner è incaricato di scoprirne la causa. Aiutato da
Jennot, un vagabondo ubriacone, e dalla sua futura moglie, la ballerina Tania,
Turner scopre il macabro progetto del dottor Orloff. Medico in un
penitenziario, ormai a riposo, Orloff si fa aiutare da Morfo, un condannato a
morte che ha riportato in vita, e da Arnèe, ex detenuta che il medico ha
salvato dall’ergastolo, a rapire giovani donne per riconsegnare la bellezza
alla figlia Melissa, rimasta sfigurata in un incidente avvenuto nel laboratorio
del padre. Morta Arnèe in una colluttazione con il medico, Morfo ucciderà
Orloff e tenterà di fuggire con il corpo di Tania. L’arrivo di Turner e Jennot
interromperà bruscamente la fuga del mostro.
Forse uno dei primi horror girati
in Spagna, sicuramente il film che permise a Jesus Franco di guadagnare le
attenzioni della critica europea. In questa pellicola sono presenti già tutti i
codici del cinema che ha caratterizzato questo particolare regista spagnolo,
dal lontano sonnambulo del dr. Caligari all’uso dei carrelli alla Mario Bava,
dalle mostruosità di Frankentein alle inquadrature visionarie su interni ed
esterni. Identità e bellezza: s’intravede già, dalle gustose forme delle attrici,
un attaccamento morboso del regista ai nudi femminili, corpi caratteristici che
esaspererà più in avanti quando si cimenterà, con minor successo, nel genere
horror con venature saffiche. La versione italiana in circolazione su vhs della
CVC, differisce non poco dalla pellicola originale (mandata in onda dal solito
Enrico Ghezzi): a partire dai titoli di testa (diversi nelle due versioni) nei
quali Jess Franco diventa Walter Alexander ed Howard Vernon diventa John
Sullivan (nella versione italiana) per continuare con tagli differenti che
eliminano componenti e caratteristiche fondamentali del lavoro (la prima
sequenza manca quasi interamente; l’ispettore non vorrebbe che gli sia affidato
il caso delle donne scomparse; manca l’arresto di Jennot nell’osteria; diversi
tagli eliminano i tempi lenti del regista ed il finale è accorciato, eliminando
il rifiuto di Jennot a lavorare con l’ispettore).
Ricavare l’origine
dell’ispirazione poi, equivarrebbe a ricostruire un puzzle: nella versione
italiana si parla del romanzo di David Roberts, nella versione spagnola di un
racconto scritto da David Khune ed in un’intervita rilasciata alla rivista
Amarcord (n°7) il regista parla del romanzo Dead eyes of London di Edgar
Wallace. Godibile, musicato come è giusto che s‘interpreti un film horror, ha
due pecche della fotografia: si vede l’ombra dell’operatore sia quando Orloff
accompagna sulle cale la seconda vittima sia quando c’è un carrello sul dottore
mentre si lamenta con la testa poggiata sul tavolo. Nella versione italiana,
Tania lascia scritto sullo specchio “Scusami zia devo correre ad un’altro
ballo” proprio come si legge, con l’apostrofo. Ferruccio Amendola doppia il
dottore che porta il risultato delle analisi sulle impronte digitali.
Bucci Mario
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