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Faster, pussycat! Kill! Kill!
Anno: 1976
Regista: Russ Meyer;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: U.S.A.;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Faster, pussycat! Kill! Kill!. Russ Meyer. 1976. USA.

Attori: Tura Satana, Haji, Lori Williams, Susan Bernard

Durata: 83’

 

 

Signori e signore benvenuti alla violenza. Tre provocanti ballerine, Verla, Rosie e Billie, scorrazzano sulle deserte strade americane con le loro automobili sportive. Un bravo ragazzo americano, con la sua fidanzata, si ferma vicino alle loro auto e le sfida per una corsa. Sconfitto in maniera scorretta da Verla, il ragazzo prova a difendere la sua donna aggredita dal trio. Lottando con lei il giovane non ha speranza ed è ucciso. Linda invece, la fidanzata, è rapita dal trio. Ad una stazione di benzina le ragazze si accorgono di un vecchio paralitico e del suo grande figlio scemo, entrambi molto ricchi. Con una scusa riescono ad entrare nella loro fattoria, ma il carattere difficile dell’anziano, armato di fucile, le mette in guardia. L’uomo intuisce che la giovane è loro vittima e non ostante non ci sia fiducia, decide ugualmente di invitarle tutte a pranzo, con il secondo scopo di poter dare la ragazza proprio al grande figlio scemo. Poco dopo Linda riesce a fuggire e nel deserto incontra un uomo al quale racconta la verità. Questo la riporta alla fattoria perché è Kirk, il secondo figlio dell’anziano paralitico. A cena, ubriaca, Billie si lascia andare a confidenze ed offese che irritano le sue compagne, poi si addormenta. Verla intanto riesce a sedurre Kirk e la giovane sequestrata riesce a fuggire, inseguita dal vecchio e l’altro figlio. Sulle loro tracce si mettono anche Verla e Kirk. Tutti e quattro riescono a trovarla ma il vecchio, assetato di vendetta nei confronti del sesso femminile, complica le cose facendo sparire le chiavi del furgone di Kirk. Questo decide allora di prendere le difese di Linda e con lei s’incammina nel deserto mentre Verla ritorna in macchina verso la fattoria. Billie si dimostra contraria ad uccidere i proprietari e Verla la pugnala. Al suo ritorno, l’uomo caccia Verla e Rosie dalla sua proprietà ma queste reagiscono investendolo con la loro automobile. Da sotto la sedia appaiono le banconote che tanto stavano cercando. Rosie è uccisa dal gigante con lo stesso coltello usato da Verla per uccidere Billie e la superstite del trio prova ad investire anche lui. Grazie alla sua forza il ragazzo sopravvive. Verla fugge dalla fattoria e si mette alla ricerca di Kirk e della giovane i quali si danno alla fuga nel deserto. Raggiunti, Verla lotta con l’uomo ma Linda, impossessatasi dell’auto, riesce ad investire Verla e l’incubo finisce. 

Il sesso come pretesto preferito della violenza e questa non più vista solo come distruzione ma soprattutto come provocazione, mania creativa, novità assoluta... è questo il senso di una pellicola storica del circuito underground, una delle migliori del regista, capace di ispirare ed influenzare migliaia di cloni e citazioni (Kill Bill (2003) di Quentin Tarantino per citare solo l’ultimo). Con questo lavoro, l’ultimo in bianco e nero del regista, si fa sempre più chiara la strada di Russ Meyer: donne e violenza, un connubio che se sorretto da taglie forti e languidi ammiccamenti può garantire una miscela esplosiva da portare sul grande schermo. L’immagine della violenza è però capovolta, l’uomo grosso è il più debole, mentre paralitici e spogliarelliste assumono caratteri terrificanti ed ambigui che portano a forti manifestazioni di violenza. Eroine malvagie alle prese con atteggiamenti spesso maschili, le donne di Russ Meyer guidano automobili come piloti navigati e usano la violenza come linguaggio ordinario. Confronto anche tra culture, quella urbana dalla quale provengono le spogliarelliste e quella di provincia che tutte e tre contribuiscono a sconvolgere (e che è già sconvolta nella sua condizione di abbandono). Il sesso, a differenza di tutte le altre pellicole del regista, non è presente in questa, se non per allusione e come si è detto, legato esplicitamente agli atti di violenza: la relazione che nasce tra Verla e Kirk ad esempio, un doppio abbraccio di amore e odio (sesso e violenza). Ciò che accade nel deserto infine, luogo metafisico del tutto è possibile, è secondo il regista metafora perfetta di una realtà shockante, sebbene fantastica e caricaturale, ed è quella alla quale gli Stati Uniti sembrano essere approdati, senza possibilità di un passo indietro, esso incomincia ad assumere sempre più un valore narrativo nelle pellicole del regista: la deriva silenziosa e scottante del paese. L’intera pellicola infatti è girata nel deserto del Mojave.

 

 

Bucci Mario

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