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Fail Safe
Anno: 2000
Regista: Stephen Frears;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 07-07-2000


Fail Safe
Visto al Taormina Film Festival 2000Visto al
Taormina Film
Festival 2000

Fail Safe
Regia: Stephen Frears
Sceneggiatura: Walter Bernstein
Fotografia. John Alonzo
Produzione: George Clooney, Pamela Oas Williams, Laura Ziskin
Interpreti: Richard Dreyfuss, George Clooney, Brian Dennehy, Harvey Keitel, James Cromwell, Sam Elliott
Origine: USA, 2000, 89 min.

Forse la vera chicca del festival. Fail Safe è il remake di un vecchio film di Lumet del '64, A prova di errore. E fin qui niente di strano. Il bello è che il formato del film è il televisivo Digibeta ed è tutto in rigoroso bianco e nero. Il film è quasi identico a un vecchio sceneggiato televisivo. Per esempio A come Andromeda di Vittorio Cottafavi. Scenografie tipiche della guerra fredda con computer valvolari e linea rossa diretta tra Cremlino e Casa Bianca. Come rileggersi un vecchio saggio di Ronchey sui rapporti USA-URSS, piombando direttamente nella follia della prospettiva d'olocausto nucleare. Il carattere sperimentale del film consiste nella curiosa, anomala, provocazione linguistica. Innanzitutto il fatto che Fail Safe è girato interamente dal vivo, in secondo luogo la fatica per il pubblico costretto a (ri)confrontarsi con strumenti espressivi palesemente datati. Quest'operazione sconcerterà lo spettatore superficiale che troverà sia i temi sia il modo di raccontarli obsoleti, ritenendo inutile riproporre stilemi televisivi vecchi di trent'anni. Fail Safe si presta ad un'operazione di nostalgia feticistica. È irresistibile soffermare lo sguardo sui particolari: i vecchi telefoni, la mappa geografica della sala comandi, tutta quanta la scenografia scrupolosamente d'antan.
Il piacere maggiore di Fail Safe consiste nella percezione di un passato che è intrinseco alla percezione stessa. Non si tratta solo degli elementi fondamentali della scenografia, ma dei tempi dilatati eppure serrati del racconto, i lunghi dialoghi dei personaggi, la fissità e la staticità ingombrante di tutta la messa in scena, incentrata su claustrofobici interni contrapposti a pochissimi e risibili scene in esterno (le uniche riprese registrate).

Conferenza stampa con Stephen Frears
Come ha vissuto questo particolare film con gli attori
Frears: No, non è un film, è un prodotto per la televisione, ho pensato che fossero necessarie persone abituate al teatro, poiché giravamo dal vivo e cercavamo di dare la possibilità agli attori di lavorare nelle migliori condizioni possibili,

Il lavoro sulla sceneggiatura, quanto è contato il riferimento al film di Lumet...
Frears: La sceneggiatura era già stata scritta prima sulla base di un romanzo. Ho rivisto il film di Lumet, mi rendevo conto dei problemi che dovevano essere risolti, ma ho pensato anche al Dottor Stranamore, penso addirittura che il film di Kubrick sia partito dalle stesse premesse di Fail Safe per quanto riguarda gli effetti parodistici, la chiave di commedia e gli aspetti ridicoli della vicenda, e la follia dei politici.

Quale è stato l'impatto del film soprattutto sul pubblico giovane?
Frears: I giovani possono pensare che gli adulti erano ridicoli in quel periodo

La scansione in cinque atti tipica della tragedia e il bianco e nero
Frears: La decisione di dividere in cinque atti è per inserire meglio la pubblicità, il bianco e nero è una decisione presa prima che girassi il film.

Il prossimo progetto
Frears: Sto realizzando un progetto televisivo tratto da uno scrittore inglese

La mancanza di colonna musicale
Frears: Sentivo che il film, anche perché dal vivo, non aveva bisogno di una colonna musicale, ci voleva (ride) forse un pianista di piano bar, come forse per accompagnare i film muti.

Sulle tecniche di ripresa (le 18 telecamere)
Frears: Ciò di cui si ha paura è sul punto giusto in cui si muovono le telecamere, i cameraman si sono divertiti erano molto esperti, ma non si può lavorare con lo stesso grado di precisione del cinema.

Non pensa che l'antimilitarismo sia più forte all'epoca rispetto a adesso, a film come The Peacemaker?
Frears: Credo che l'America abbia vinto, questo tipo di tensione della guerra fredda non esiste più, è difficile magari ricondurre questi temi di tensione sul nucleare ai giorni nostri, c'era una consapevolezza diversa.

Qual è lo standard in cui è stato girato?
Frears: Digibeta. Niente stacchi, solo pochissime preregistrazioni, quelle in strada, era come in teatro, volevo sorprendere alcuni attori, ma non era possibile... questi americani sono proprio terribilmente corretti.

Com'è andata l'audience televisiva?
Frears: Tutti erano eccitatissimi, ha avuto un grandissimo successo, tutte le persone della CBS hanno sostenuto il progetto e i risultati sono stati davvero fantastici.