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Brazil
Anno: 1985
Regista: Terry Gilliam;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Gran Bretagna; USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Brazil. Terry Gilliam. 1985. GB-USA.

Attori: Jonathan Pryce, Robert De Niro, Kim Greist, Ian Holm, Bob Hoskins, Michael Palin, Ian Richardson

Durata: 142’

 

 

8:49 p.m. da qualche parte nel ventesimo secolo. Uno scarafaggio morto e caduto in una telescrivente, cambia un rapporto su un soggetto: il cognome Tuttle diventa Buttle. L’uomo, padre di famiglia tranquillo e senza precedenti, è arrestato ugualmente. Ad assistere a quanto accade, la famiglia e l’inquilina del piano di sopra dal quale hanno fatto irruzione i militari. Sam Lawry è un impiegato dell’Archivio del Ministero dell’Informazione che riceve, grazie alle spinte della madre, una promozione al reparto Ufficio Recupero Informazione, ma in prima battuta preferisce rifiutarlo. Di ritorno nel suo appartamento, riscontra un difetto al sistema d'aerazione e mentre quelli della sicurezza gli rispondono che non possono intervenire, accorre in suo aiuto Arcibaldo Tuttle, un riparatore contrariato dall’eccesso di burocrazia e quindi considerato un sovversivo. L’uomo che gli ripara il guasto e sparisce nella notte, è l’uomo che doveva essere arrestato al posto del povero Buttle. Un assegno di rimborso al sig. Buttle, diventa oggetto di disturbo nella burocrazia del suo ufficio perché l’uomo risulta morto, e s’incarica di risolvere il caso proprio Sam. Giunto all’appartamento della vedova, riconosce nell’inquilina del piano superiore la donna che continuava ad apparire nei suoi sogni, ma quella fugge via. Per avere ulteriori sue notizie decide allora di accettare la raccomandazione della madre e si fa trasferire all’Ufficio Recupero Informazioni. Qui incontra Jack, suo vecchio amico, che lo mette in guardia sulla donna, considerato che quella è una ricercata. Sam riesce ugualmente ad incontrarla e, dopo averle dichiarato il suo amore, la segue in un supermercato dopo essere sfuggiti ad un posto di blocco della polizia. Una bomba esplode nel supermercato e la donna è arrestata. In crisi per quanto accaduto, Sam boicotta il suo piccolo ufficio e abbandona il lavoro. La fortuna vuole che egli incontri nuovamente Jill Layton, questo il nome della donna dei suoi sogni. Si rifugia con lei nell’appartamento della madre, ma un’irruzione della polizia li arresta entrambi. Questa volta anche Sam è considerato colpevole e viene affidato proprio a Jack, un medico sadico specializzato nell’ottenere informazioni dai presunti sovversivi. Un’irruzione di Tuttle e dei suoi uomini, fa credere a Sam d’essere salvo, ma alla fine, è solo frutto della sua allucinazione, un istante prima di morire con un sorriso sulle labbra: egli si è ricongiunto a Jill, nei suoi sogni.

Prendendo spunto dal romanzo 1984 di Geroge Orwell, Terry Gilliam, ex Monty Python, imprime su pellicola non la migliore trasposizione del testo originale, ma sicuramente la sua opera più completa. Il film incomincia con l’immagine di un televisore, carrello all’indietro, altri televisori e poi un’esplosione, nell’istante in cui un passante è di fronte alla vetrina del negozio: un omaggio a quello che è il Grande Fratello di Orwell. Oltre questo, ed una trama che tende a coglierne solo il significato del romanzo, ben poco rimane della poesia di Orwell per far spazio alle visioni del regista. Grazie alla fotografia cupa di Roger Pratt, le cui luci descrivono Sam come se fosse Bogart e Brazil come un noir futuristico, grazie soprattutto all’uso del grandangolo e della posizione della macchina da presa, che spesso guarda dall’alto o dal basso i personaggi, attraverso oggetti o dietro lenti deformanti, Terry Gilliam riesce a mescolare generi differenti fra loro, con un risultato straordinariamente soddisfacente, come il tema principale del film, la canzone Brasil risuonata in mille modi diversi. Onirico al limite del fantasy, contribuiscono in questo le immagini dei sogni di Sam ricordano cavalieri medioevali, fantasmi dei boschi e guerrieri giapponesi, che arricchiscono con elementi di sfarzo immaginativo un film che già di per sé ha molto di barocco proprio nell’impressione delle immagini. Il condizionatore dell’aria per esempio, farebbe invidia a Cronemberg, con un polmone che respira e mille tubi che sembrano viscere di un meccanismo vivente. Molto bello invece l’occhiello su Sam e Jill nel letto della madre, con le tende del baldacchino che si chiudono in sfumatura. La descrizione del suo primo ufficio, avviene grazie a due carrelli, uno all’indietro ed uno in avanti, sui quali comparse e Pryce si muovono con frenetica abnegazione al loro lavoro. Certo non mancano eccessi e rimandi alla comicità dei Monty Python (le suore che acquistano armi, il cibo del ristorante che è un soufflè servito con la fotografia di quello che dovrebbe essere, o il viso della madre incelofanato che domanda al figlio se è bella) ma niente sembra fuori posto in un film che ha la forza di durare ben oltre le due ore. Interessante e ben diluito anche il discorso sulla bellezza: ossessionate dalla giovinezza, le donne si affidano a medici e chirurghi con diversi effetti, la madre di Sam che ringiovanisce (il cui eccesso si vede nell’effetto che ha sul suo viso li medico che le tira la pelle) e la sua amica che arriva a morire a causa di complicazioni di complicazioni che il dottore ha comunque voluto rassicurare… proprio un bel film, da non considerare troppo con il testo di Orwell, per non rimanerne delusi. Alla stesura della sceneggiatura hanno contribuito, oltre che il regista, anche Tom Stoppare e Chrales McKeowan, che partecipa anche come interprete di Lime. Terry Gilliam invece, fa un cammeo apparendo come un uomo-spia nella strada.

 

 

Bucci Mario

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