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23
Anno: 1998
Regista: Hans-Christian Schmid;
Autore Recensione: Marcello Testi
Provenienza: Germania;
Data inserimento nel database: 13-08-1998


Visto al 51 Festival Internazionale di Locarno

23
di Hans-Christian Schmid
sceneggiatura Hans-Christian Schmid, Michael Gutman; fotografia Klaus Eichhammer; montaggio Hansjörg Weissbrich; sonoro William Franck; musica Norbert Jürgen Schneider; interpreti August Diehl, Fabian Busch, Dieter Landuris, Jan-Gregor Kremp, Stephan Kampwirth; Germania, 1998, 35mm, col., 99'

Storia di hackers, esemplare, almeno nelle intenzioni della disneyana e familiarista Beuna Vista, che vede, provvede e produce il secondo lungometraggio di Schmid. Due giovani (ma la vicenda è tutta incentrata sul travaglio di uno solo di loro) si avventurano nell'era pionieristica della telematica (quella dell'accoppiatore acustico, per intendersi) e, nell'ottica di una ribellione volta a smascherare gli "illuminati", cominciano a inserirsi in varie banche dati, prima nell'ambito di una giocosa "etica hacker" (che comunque non prevede la pubblicità personale qui mostrata), poi, a seguito di rocamboleschi contatti con un trafficante e uno spacciatore, al soldo del KGB.

Gli Illuminati sono l'oscura presenza globale che ossessiona il protagonista, avido lettore di Robert Anton Wilson, profeta della "disinformazione"; si tratterebbe di una setta segreta dai presupposti esoterici (di qui l'importanza del numero che da il titolo al film) che da secoli manipola il mondo piazzando o rimpiazzando uomini nei luoghi del potere. Comincia a svilupparsi un'ossessione paranoica molto simile a quella del personaggio di Mel Gibson in Ipotesi di complotto, peggiorata dall'assenza di sonno e dall'aumento del consumo di droghe.

Ovviamente l'hacker viene visto soprattutto in un'ottica criminale, non tanto per ciò che fa, quanto per l'"indotto" (droghe, necessità di furti, etc.) e se non fosse così la Buena Vista ci preoccuperebbe un po'...
A parte questo, il film vive di allucinazioni grazie al progressivo incremento paranoico e psicotropo, ma non basta a sollevarlo da un giudizio di sufficienza. Discreto, comunque, il talento del regista, ancora piuttosto giovane.