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Still Life
Anno: 2013
Regista: Uberto Pasolini;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: UK; Italia;
Data inserimento nel database: 27-09-2013


“Ti fa dormire senza sognare.” Uberto Pasolini è italiano di Roma, ma lavora con grande soddisfazione in Inghilterra. La sua attività principale è il produttore e con il divertente Fully Mounty raggiunse il successo internazionale. Come regista già presentò a Venezia, nel 2008,Machan - La vera storia di una falsa squadra, un modo diverso di vedere l’immigrazione. Quest’anno è al secondo film con l’emozionante e toccante Still Life. Still Life è la natura morta, sono quelle foto o dipinti di oggetti immobili, fermi, ripresi in un attimo in uno sfondo imparziale. Di morte parla la storia. John May lavora al comune. Da solo si occupa di unimpiego marginale per la collettività ma importante da un punto di vista umano. Sulla sua scrivania arrivano le pratiche dei defunti, di cui nessuno – famiglia amici colleghi – ha reclamato il corpo. Egli deve ricostruire la vita delloscomparso, avvicinare le eventuali persone e consegnargli lasalma. È un compito difficile, proibitivo, perché, se queste persone muoiono isolate, senza nessuno vicino, è perché hanno reciso ogni rapporto con il proprio passato. In molti casi non riesce a ritrovare nessuno, o se ci riesce i parenti, si rifiutano di collaborare: come nel caso del figlio, il quale ritrovato da John, allarmato chiedese deve pagare le spese funerarie. Se non trova nessuno o se si disinteressano, John, con una devozione professionale provvede alleesequie. In film inizia con un campo lungo, una chiesa, un cimitero, delle lampade, un coro, un dettaglio sull’interno della chiesa, e poi un campo totale: nessuno è presente. Passiamo in una chiesa ortodossa. Stessa situazione, un funerale, un prete celebrante e all’interno nessuno. Chiesa presbiteriana e stessa situazione. O meglio all’interno delle chiese, oltre al prete c’è solo John, il qualeaccompagna il feretro. Ma non sono funerali da due soldi. No, John organizza tutto in maniera perfetta. Sceglie le musiche secondo la persona e per ognuno scrive un discorso – con belle parole – ma il cui uditore sarà sempre e solo lui. Di John non sappiamo nulla. È un solitario, vive solo, lavora da solo in un buco di ufficio, non ha famiglia, non ha amici, non ha una donna. È ossessionato, maniacale, il regista c’è lo mostra quando sbuccia esattamente la mela, quando apparecchia la tavolaregolarmenteanche se mangiasoltanto lui, quando cammina per linee rette in strada. Non saluta nessuno, neppure i vicini. Ha un unico passatempo: degli album di fotografie delle persone morte senza nessuno al funerale. In un mondo dove la spendingreview è unacoercizione, il lavoro di John è superfluo e perciò senza nessun rispetto è licenziato in tronco.Ma prima deve risolvere un ultimo caso, quello di Billy, un vicino di casa mai incontrato prima, morto da poco. È una sfida difficile. La storia è di una tenerezza unica, una delicata malinconia, una soffice tristezza la quale ci agguanta dall’inizio fino al catartico finale. Noi, esseri umani, siamo delicati, fragili, abbiamo una scadenza, cosa accadrà dopo la nostra inevitabile morte? Pasolini ha un rispetto per la morte e quindi per la vita. Conosce bene i Sepolcri di Pascoli e la necessità di un ricordo da non cancellare. L’autore caratterizza il personaggio di John May con una precisione chirurga, perché ogni particolare è mostrato con precisione. In tanti campi medi Eddie Marsan riempie lo spazio fisico a lui lasciato con professionalità. Senza effetti speciali, senza grafica computer,guida tutto a un crescendo notevole, intenso, sensibile. Ci troviamo di fronte alla morte in maniera aperta, senza vie di fuga, e sulla base della nostra morte possiamo trarre un risultato sulla nostra vita: “I morti sono morti, i funerali sono per i vivi.” Il regista ci aggiunge un sottile vena d’ironia, come quando John piscia nella macchina del suo antipatico capo. Ha anche un bel taglio d’immagine, come il mare e le tante cabine colorate nel lato inferiore. Ovvero le foto viste unitamente a una musica struggente. Ovvero la poltrona sostenuta da dei libri nella sua gamba monca. Un bel film, emozionante e meritevole di una distribuzione importante.