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Big night Anno: 1996 Regista: Stanley Tucci; Campbell Scott; Autore Recensione: l.a. Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 06-03-1998
BIG NIGHT, di Stanley Tucci e Campbell Scott. Con
Stanley Tucci, Tony Shalhoub, Isabella Rossellini, Ian Holm, Minnie
Driver. Usa, 1996.
Il caratterista americano Stanley Tucci abbandona momentaneamente
i ruoli cameo ed i personaggi secondari per esibirsi come
interprete protagonista; e per farlo, si scrive la sceneggiatura e
firma la regia (con l'amico Campbell Scott). Con questo sfaccettato
esordio conquista in blocco la critica americana, il pubblico e la
giuria del Sundance Festival. Ambientato negli anni '50, il low
budget "Big Night" racconta dei fratelli Primo (Tony Shalhoub) e
Secondo (Tucci), italiani abruzzesi emigrati nel New Jersey per
tentare la fortuna aprendo un ristorante di cucina tipica italiana.
Primo, il cuoco, è un vero e proprio artista dei fornelli che
non sacrificherebbe mai la propria arte: e da qui nascono i problemi.
"Paese che vai, gente che trovi", i possibili percorsi sono due
(difficile il primo, improbabile il secondo): o ti adegui, o speri
che gli altri si adeguino a te. Incapace di comprendere che la cucina
è un aspetto della cultura di un popolo, e che la
capacità di apprezzare la Buona Cucina è frutto
di tradizione e di un processo educativo, Primo non può
pensare di adeguarsi, né di tentare di educare la propria
clientela... (e quest'ultima non ci pensa proprio ad adeguarsi al
cuoco). Non resta che l'incomprensione, se non lo scontro; e la
delusione e la demotivazione nello chef. Secondo, al contrario,
rappresenta la parte imprenditoriale della coppia; è deciso a
raggiungere l'obiettivo prefisso, e piuttosto di risultare sconfitto
prende in considerazione anche i compromessi. Il boss della
comunità italo-americana gli offre una chance: invita il
famoso cantante Louis Prima a cena nel loro locale; sarà una
grande serata che potrà lanciare il ristorante... E' l'ultima
occasione; oppure si chiude bottega. Primo e Secondo rappresentano
due tipologie di immigrati: quello che rimane ancorato a ciò
che ha lasciato, e trova difficoltà ad inserirsi in una
società differente da quella d'origine; e quello determinato
ad arrivare, a raggiungere passo dopo passo la meta per cui ha
abbandonato le poche certezze, fedele al sogno di una terra promessa,
patria delle grandi occasioni... Entrambi, tuttavia, ingenui e
fondamentalmente onesti, non disposti a prendere scorciatoie; ed era
infatti questa la volontà di Stanley Tucci, evitare i luoghi
comuni sugli immigrati italiani e sulla loro inevitabile
promiscuità con realtà mafiose. In "Big Night"
gangsters, boss, loschi maneggioni, mafiosi sono relegati sullo
sfondo, mentre in primo piano sono i due fratelli: è il loro
rapporto che interessa i registi, le loro nature opposte e comunque
complementari; il loro equilibrio sempre in bilico, incerto, eppure
sempre miracolosamente, silenziosamente, re-instaurabile; la loro
fondamentale incapacità di scontrarsi in maniera definitiva...
Tucci e Campbell scelgono un taglio essenziale per quanto riguarda le
sequenze ambientate nella cucina: l'immobilità della macchina
da presa quasi concretizza il rispettoso sguardo del profano davanti
alla disinvoltura con cui i due fratelli maneggiano pentole,
affettano verdure, innaffiano di vino, saltano frittate...:
un'immobilità ostentata che sottolinea il carattere rituale
che ammanta ogni gesto. La cucina è un luogo sacro per i due
fratelli: il silenzio regna incontrastato; chi vi si affaccia (gli
invitati) ammutolisce; le beghe ed i litigi si svolgono rigorosamente
al di fuori di quello spazio; il mattino seguente la "grande serata"
la cucina sarà il luogo di riconciliazione di Primo e Secondo,
in una splendida sequenza di chiusura praticamente muta.... Al di
fuori del "tempio del timballo", la macchina da presa recupera
scioltezza e mobilità, muovendosi in sintonia con la musica
che continuamente accompagna le immagini. Il segmento clou è,
come prevedibile, sia a livello narrativo che formale, quello della
"big night" che si rivela presto una sorta di "Aspettando Godot" a
sfondo enogastronomico: la micro-comunità italo-americana
riunita in un banchetto luculliano in cui l'Arte di Primo sarà
unanimamente riconosciuta ed apprezzata da chi di cibo se ne intende,
e simbolicamente conquisterà anche gli americani nelle persone
di un giornalista e delle compagne dei due fratelli. Se Tucci e
Campbell riescono a mantenere un tono leggero e discreto per gran
parte del film, calcano eccessivamente la mano durante lo scontro del
pre-finale tra i fratelli, cadendo nello stereotipo dell'inclinazione
degli italiani per le scenate teatrali, fatte di disperazione
platealmente esternata, urlata. Ma è solo un piccola sbavatura
in un lavoro nel complesso pienamente riuscito, divertente ed amaro
al contempo, gustoso (letteralmente), ben scritto - recitato -
girato. I dialoghi di "Big Night" paiono essere decisamente
penalizzati dalla traduzione italiana: gran parte delle battute sugli
errori linguistici degli italiani, ancora poco ferrati con
l'americano, risultano sbiadite.
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