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I came from Busan - Yeong-do Da-ri
Anno: 2009
Regista: Soo-il Jeon;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Corea del Sud;
Data inserimento nel database: 22-06-2010


Il disagio, la solitudine degli adolescenti coreani è nota. Altri autori - come Ki-duk Kim nel suo bellissimo La Samaritana - ci hanno portato dentro la psicologia di ragazze, dedite alla prostituzione, disilluse e cresciute troppo in fretta. La protagonista di I came from Busan è In-hwa, ha diciotto anni quando partorisce una bambina. Non sappiamo nulla di lei. Non sappiamo chi è il padre della bambina, non sappiamo dove è la famiglia, non sappiamo perché vive. Il vuoto del nostro sapere rispecchia il suo vuoto interiore e fisico. E’ una ragazza indifferente: osserva i tanti litigi e pestaggi con sguardo perso e impassibile. Un ubriaco cade nel mare e lei osserva apatica. Le persone si ubriacano, camminano senza metà e si picchiano accettando passivamente il loro destino. In-hwa da in adozione la neonata, poi prende consapevolezza del deserto della sua vita e va alla ricerca della sua bambina. Nel frattempo è stata adottata da una famiglia francese o svizzera che vive su delle montagne. In-hwa parte e si trova di fronte alla madre adottiva incapace di pronunciare da dove viene. Nel balbettare il nome della sua città si riflette tutta la sua incapacità di vivere. Un altro protagonista del film è la città di Busan, una grande città dura, difficile. E’ una città portuale, vive di costruzione di navi e di pesca. E’ una città dal colore bianco, come ci viene descritta dal regista Soo-il Jeon. Soo-il Jeon è un regista classico e minimalista, si sofferma in inquadrature lunghe a campo fisso. Come il pittore Hopper dipinge In-hwa distesa, ferma e pensierosa sul letto della sua camera, mentre una luce forte entra a rischiarare la stanza. Poi si muove in nature morte: lentamente un piccolo verme esce da una mela marcia appoggiata ad un tavolo. Nel distacco della città di Busan In-hwa si trascina. Alla fine si vuole dare una speranza, ma l’alienazione è grande e una morale da ricostruire è necessaria.