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Sivas
Anno: 2014
Regista: Kaan Mujdeci;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Germania; Turchia;
Data inserimento nel database: 17-11-2014


“Se tu avessi un figlio lo faresti combattere?” La Turchia, grazie alla sua politica economica, ha avuto uno sviluppo industriale e del settore finanziario, consentendogli una crescita economica ad alti livelli. Il tutto ai danni dell’antica e tradizionale società agricola, Oltrepassando gli aspetti più evidenti e conosciuti delle grandi città, delle spiagge ricche di turismo e si arriva nei villaggi rurali dell’interno e lì ci accorgiamo che poco è cambiato. Il regista turco Kaan Mujdeci con passione ci descrive questo mondo nel film Sivas. Siamo in Anatolia. Nella scena iniziale ci sono dei bambini, sta nevicando. Sono in un villaggio contadino. È un mondo antico. Alcuni segni di cambiamento si vedono negli zaini degli scolari. Aslan è un bel bambino, vivace, intelligente. Gli piace una ragazzina, la quale invece volutamente, non sceglie fra Aslan e un altro compagno di classe. Nella famiglia del bambino si vogliono bene, ma sono un po’ maneschi, cresciuti ed educati con sistemi rurali. Vivono in una casa con tanti animali. Se le condizioni delle persone sono dure, peggiore è quella degli animali. In un posto remoto, gli uomini trovano un divertimento brutale nella lotta fra cani. Allevati solo a questo scopo, i cani sono spinti e allevati a violenti incontri. inferociti, con rabbia si mordono e si feriscono in modo sadico. Una lotta senza speranza per i cani, metafora della vita degli uomini, in un posto dove bisogna combattere per vivere. Aslan è l’unico che potrebbe avere delle speranze. Accoglie un cane – Sivas - abbandonato e lo cura con amore. Però sarà costretto ad accettare la decisione del fratello di utilizzarlo nelle lotte. Il bambino cerca di lottare in una società totalmente chiusa. È un ambiente rigorosamente maschile. Il regista elimina ogni donna nel film, solo la madre appare velocemente per lavare il bambino. Aslan è diverso. Per amore della ragazzina inizia ad avere dei problemi con Biancaneve e i sette nani: “Io voglio fare il principe.” Inoltre c’è l’affetto per il cane. Sivas e Aslan sono simili nella loro vita; i primi piani degli animali e dei bambini sono alternati. Soprattutto ha un carattere forte, deciso. Non si fa prevaricare, neppure dal fratello. In una bella scena, arrabbiato con lui, comincia a urlare, a spogliarsi per protesta e gli tira pietre gigantesche. Un bell’affresco della Turchia vecchia, senza futuro, il quale però, ancor oggi, mantiene la maggioranza in una nazione con mille spinte innovative. Il regista coglie la metafora della storia, concede una possibilità ad Aslan con sentimento. Forse anch’esso sarà inglobato dalla famiglia e dal villaggio, però ci ha provato. Una bella storia, una sceneggiatura sintetica, una struttura capace di sostenerla grazie alla pazienza e meticolosità all’alternare gli episodi.