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THE FINE ART OF LOVE - L'EDUCAZIONE FISICA DELLE FANCIULLE
Anno: 2005
Regista: JOHN IRVIN;
Autore Recensione: -Andrea Caramanna
Provenienza: USA - ITALIA;
Data inserimento nel database: 31-08-2005


Educazione fisica delle fan

L’educazione fisica delle fanciulle - The Fine Art Of Love
Visto a 
Venezia 2005
Visto a Venezia 2003
Regia di John Irvin
Sceneggiatura: Alberto Lattuada, Ottavio Jemma liberamente tratto dal romanzo Mine Ha-Ha L’educazione fisica delle fanciulle di Frank Wedekind
Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Roberto Perpignani
Scenografia: Nello Giorgetti, supervisione alla scenografia Dante Ferretti
Musica: Paul Grabowsky
Costumi: Carlo Poggioli
Interpreti: Jacqueline Bisset (Direttrice), Hannah Taylor-Gordon (Irene), Mary Nighy (Hidalla), Anna Maguire (Melusine), Emily Pimm (Blanka), Natalia Tena (Vera), Anya Lahiri (Rain), Galatea Ranzi (Helena), Silvia De Santis (Gertrude), Enrico Lo Verso (Ispettore), Urbano Barberini (Principe), Eva Grimaldi (Simba)
Prodotto da Ida Di Benedetto e Stefania Bifano André Djaoui Ian Balzer per Titania Produzioni, Creative Partners International, Balzer International Film in collaborazione con Box Film e Rai Cinema
Nazionalità: Italia
Durata: 107’
Distribuzione: 01 Distribution

Pulp estremo della carne, della corporeità delle fanciulle asservita al potere del Principe. Il potere che produce istituzioni ad hoc come le note scuole alla “Magdalene Sister”. L’educazione fisica delle fanciulle finisce con la parata delle fiamme e dell’impossibilità di fuga dall’universo concentrico, claustrofobico costruito dal potere. Che si materializza in una villa fantasma castello. Scuola dell’horror: si insegna la bellezza dell’arte, la danza, e tra un movimento sinuoso e l’altro le fanciulle vengono soppresse ad una ad una come nel più trucido splatter. O divorate da cani bestiali che strappano le carni aggrappate sul cancello della fetida villa. O rinchiuse per inedia dentro l’ennesima stanza segreta, la biblioteca con l’archivio dietro la porta celata che si apre tirando un libro come nel più folcloristico drammone gotico. L’occhio sbilenco, eccessivo, di John Irvin prevale sulle goffaggini degli attori, efficaci ma spesso ingessati da pose troppo eloquenti o da pronunzie che cambiano il timbro vocale come nell’involontaria apparizione comica di Enrico Lo Verso (già soprannominabile “pronunzia perfetta”, ma fatalmente artefatta). L’educazione fisica delle fanciulle è un pot pourri osceno che cattura le voragini scabrose del romanzo di Wedekind, una scrittura simile alle atmosfere metaforiche dell’assurdo tra Kafka e Buzzati. La famigerata scuola per ballerine, infatti, si trasforma presto nel castello incantato delle favole, una prigione dove l’arrivo del principe corrisponde all’irruzione brutale per la prescelta che infine fugge tra i boschi ma senza speranza come in un film di Carax. E senza speranza è lo sguardo su tutto il teatrino dell’istituzione che perpetua minacce, botte, punizioni corporali di ogni tipo. Ma a differenza di Magdalene Sisters qui sono tutti invischiati nel gorgo di un inossidabile potere che è sistema gattopardesco di vita, che non si può cambiare come è suggerito anche all’ispettore Lo Verso. L’ultima ed unica forma di ribellione figura il suicidio, lo stesso, pornograficamente, dei kamikaze di ogni giorno, che danno alle fiamme il teatro, edificio metafora di un governo che corrompe e si sottrae ad ogni responsabilità mantenendo la medesima impunità dell’immorale nella risata crapulona, nei misteri mascherati dell’orgia kubrickiana di Eyes Wide Shut (non a caso le maschere coprono il volto delle serve, esseri da non vedere, ma dalla vibrante presenza che si traduce in trait d’union del sesso). O un corpo che si suicida ancora per protesta o rassegnazione perché regni il potere crudele e abietto, per la continuazione quotidiana delle pratiche di soppressione della felicità I corpi trasformati in oggetti servono solo al sollazzo del principe, mentre drammaticamente il potere maschile, dietro le quinte, manipola la società con la complicità di un ordine femminile disumano.