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L’autre peine
Anno: 2014
Regista: Djamila Sfaxi;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 26-08-2015


“Si imprigiona anche la sua famiglia.” Se una persona commette un atto criminale, le conseguenze provocano effetti negativi anche nei confronti d’innocenti. Venticinque anni fa il fratello diciasettenne di Djamila Sfaxi commette un reato. Djamila Sfaxi è la regista del documentario L’autre peine presentato alla prima edizione del Pesaro Doc Fest 2015 diretto da Luca Zingaretti. L’autrice francese, all’epoca diciannovenne, racconta le conseguenze nefaste sulla propria famiglia a causa della detenzione del fratello nel carcere di Meaux. La prigione è un grande palazzone al centro della città, abbandonato dal 2005. L’evento autobiografico è raccontato direttamente dall’autrice con la sua voce fuori campo. Le immagini passano dall’inquadratura della regista a quella del carcere nell’attuale dissestata e trascurata situazione. Il carcere derelitto diventa il protagonista, perché nella realtà non c’è molto da raccontare. L’emozione cercata è di facciata, molto leggera; c’è un raccontare continuo, ma senza approfondimento: “Non si parla di niente in un parlatorio.” L’autrice si sente colpevolizzata di un crimine non commesso, ma altre persone innocenti sono state danneggiate dal gesto del fratello. Ignoriamo l’illecito compiuto ma delle vittime ci sono state. Non è un documentario, è semplicemente un normale selfie dell’autrice. Nel finale, nei ruderi all’interno della prigione, la mdp inquadra delle foto, dei giornali dell’epoca, poi si avvicina nel dettaglio di una ragnatela con il suo ragno: metafora scontata sull’essere imprigionato.