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Memento
Anno: 2000
Regista: Christopher Nolan;
Autore Recensione: Clarissa
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 14-02-2001


Memento

Memento

Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher e Jonathan Nolan
Fotografia: Wally Pfister
Montaggio: Dody Dorn
Interpreti: Guy Pearce - Leonard
Carrie-Anne Moss - Natalie
Joe Pantoliano - Teddy
Mark Boone Junior - Burt
Stephen Tobolowsky - Sammy
Harriet Sansom Harris - Mrs. Jankis
Callum Keith Rennie - Dodd
Provenienza: USA
Anno: 2000
Durata: 116'
Distribuzione: Newmarket Film Group

amore e memoria

E’ un film dove ti ricordi che piove. L´ho visto a Venezia e pioveva. Fuori dal cinema. L´ho rivisto ieri e mi è capitato di pensare che è un film dove puoi anche immaginare che piova.

Anche senza concedere troppo alla psicanalisi il blocco dell´affettività impedisce di vivere la realtà che scorre, i rimossi si accavallano e impediscono al tempo di ri-organizzarsi cronologicamente nel pensiero; la memoria scompare per lasciare l´abisso o il metodo: la traccia dei ricordi impressi non più nella materia molle della mente ma nel corpo elastico. Quando rimane solo il corpo e quando la mente è sconvolta per l´affetto negato, l´azione è la sola cosa che resta senza avere memoria e senza averne poi memoria alcuna

Il tempo a flashback incrociati sovrapposti (non iterazione, mi pare, ma lieve sovrapposizione di tessuti come nella lettura dei palinsesti antichi, scrittura sopra scrittura all´infinito fino a nascondere la fonte originaria o catena di scrittura in scrittura fino a dimenticare l´origine, se mai c´è stata; questa scrittura che è si iterazione ma come coazione a ripetere necessaria) tempo rispecchiato in sé, unica proiezione possibile di una storia non più storica, che ha perso il filo (del telefono?) e a cui restano solo scrittura e istantanee (fermati istante, unica certezza, bella? Brutta?), la polaroid, la fotografia, immagine nell´immagine del cinema, abissali aruspicinii del passato-futuro (ma anche unici reperti della storia come scienza, anche se ormai si è riconosciuto come necessario dar credito alla storia orale, e qui è questione di scelta di fonti e di metodo, solo qui è lampante che la garanzia del senso finale è sottratta, come sempre, ma sempre di più).

Il metodo e la logica che organizzano il nostro mondo non sono meno deliranti e casuali del tatuaggio e tratto su foglietti sparsi. I ricordi si deformano sempre e mai informano.

Fine della ricerca del senso metafisico. Il film ci prende in giro (e ci porta in giro in un flusso al contrario) perché parte dal finale, prepone un senso e poi finge di ricostruirlo indizio come indizio come evento realmente avvenuto, come dato di (f)atto reale, tenta balbettando il senso del tempo.

Ma se interpreti non vivi, se vivi non fai ermeneutica fredda ma deformi secondo passione ed affetto, senza poter decidere se puoi farlo o no, ci sei, sei nell´amore, nel trauma della follia amorosa.
Nell´amore siamo privati di un narratore esterno che potrebbe dipanare e seguire il filo di un senso.
Serve un narratore esterno per la letteratura infinita, e invece i nostri narratori sono uno diverso per ogni istante, per ogni storia, ma il tempo non è puntuale e non si dipana in linea retta (di certo i soggetti non si conoscono e il mondo esterno non esiste, noi siamo Edipo e la sfinge segue i suggerimenti di una Pizia stanca e alcolizzata). I narratori sono tanti quante le interpretazioni di un senso che non esiste all´origine e neppure alla fine e che tuttavia ha lasciato l´eco di una sua presenza possibile, un colpo di pistola, che immette la cesura nel film, immette nel film, ed è l´eco a sviarci, come sempre.
Non mi pare che l´iterazione sia fondamentale, non più che nella vita e nella percezione di tutti i giorni, giorni che sono iterazione e polaroid della traccia differente originaria, scrittura; e qui la scrittura (e niente variazioni nel racconto, niente New Rose Hotel, qui non è ripetizione che cambia con l´immagine ma è il contenuto fantasmatico che si muove nell´abisso all´infinito e non una riflessione sulla forma contenuto immagine) marca il film ma marca anche la nostra esistenza, che è un palinsesto da interpretare, un palinsesto dal carcere della realtà, dalla grotta platonica, un tatuaggio che ci portiamo addosso.

P.S.
Dunque ora lascio la scrittura e vado fuori (in quale fuori?) per tatuarmi una piccola stella blu sotto il seno sinistro, come se Memento altro non fosse che il rimosso o il reale de L´elemento del crimine. Memento nasconde, e dunque sottolinea di più con l´assenza, la psicanalisi che apre la storia e che indaga la storia (nessun narratore preferenziale in memento) dell´elemento del crimine (come si dice quando una parola è l´anagramma di un´altra a meno di una lettera, elemento/memento), la mancanza del padre-maestro-padrone cercato (nessuna fiducia o tentativo di seguire chicchessia), senza donne madri che vengono amate e svelate (la moglie è fantasma amato solo nella sua assenza, l´altra non si ama)…